Per le cure di patologie diffuse


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Campioni di ciclismo 'cavie' modello

Macchine in grado di erogare potenze al limite della sopportazione, danno risposte su molte questioni cliniche soprattutto in campo cardiovascolare c

Campione delle due ruote come Ivan Basso e Vincenzo Nibali trasformati durante il Giro d'Italia 2011 e 2012 in 'cavie' per scoprire, ad esempio, la risposta fisiologica dell'organismo umano allo sforzo fisico, strenuo e prolungato, proprio di una gara ciclistica a tappe. O come lo stress ossidativo può essere dannoso per alcuni organi. Oppure quale alimentazione può aiutare durante le lunghe gare di resistenza. Capire in anticipo anche i segnali precoci di uno stato di fatica acuta o, comunque, di non ottima salute. Sono i risultati ottenuti nel 2011, che hanno portato alla pubblicazione di dieci lavori scientifici a livello internazionale, più altri due in fase di elaborazione, dal laboratorio viaggiante del team Liquigas-Cannondale guidato dal responsabile sanitario Roberto Corsetti.

"La scelta del ciclismo professionistico come base di studio - spiega all'Adnkronos Salute Corsetti - deriva dalla peculiarità del modello fisiologico del ciclista, una macchina in grado di erogare potenze al limite della sopportazione per lunghi periodi di tempo e di sopportare questi sforzi massacranti. I campioni di questa disciplina - prosegue - sono un modello unico in grado di darci delle risposte su molte questioni cliniche che riguardano patologie comuni nella popolazione. Ad esempio, dai test della scorsa edizione del Giro d'Italia, abbiamo avuto interessanti riscontri in campo cardiovascolare, sul metabolismo dell'osso, il diabete di tipo II e la pericolosità delle sostanze ossidanti. Quest'anno ci siamo concentrati su i rischi delle infiammazioni e sulla valutazione del profilo ormonale attraverso la raccolta di campioni di saliva".

Il laboratorio viaggiante Liquigas-Cannondale presente all'ultima edizione del Giro d'Italia ha iniziato la prima sessione di test in Danimarca, alla vigilia della partenza, con l' analisi dei campioni di sangue, di urine e di saliva, oltre a rilevazioni nutrizionali, antropometriche, plicometriche e di impedenziometria. Lo staff medico del team, guidato da Corsetti, ha potuto ampliare da quest'anno le sue collaborazioni portando a condividere la ricerca, tra gli altri, con l'università degli studi di Milano, l'University Foundation of Itaperuna (Brasile), l'Istituto ortopedico Galeazzi di Milano, la Loyola University School of Medicine di Chicago e l'università Federico II di Napoli.

"Uno degli obiettivi degli studi di quest'anno - spiega Corsetti - è la valutazione del profilo ormonale, lungo tutta la gara, attraverso la raccolta di campioni di saliva, in modo tale da completare la caratterizzazione della risposta fisiologica a questo tipo di attività. Inoltre, dai prelievi ematici, verrà costruito un profilo di risposta infiammatoria e di affaticamento muscolare. Lo scopo - sottolinea - è quello di identificare un parametro diagnostico utile al medico sportivo, per determinare, ad esempio, lo status muscolare dell'atleta prima dell'inizio di una corsa o per il monitoraggio del recupero post-gara".

"I dati preliminari raccolti- sottolinea il medico sociale - sembrano mostrare che i ciclisti partecipanti al Giro d'Italia vanno incontro ad un'attività fisica di intensità e durata così elevata da portare a modifiche importanti nella distribuzione dell'acqua corporea e nel metabolismo energetico. Inoltre - puntualizza - lo sforzo fisico estremo praticato dagli atleti durante la corsa a tappe è causa di un aumento dei marcatori di stress cardiaco, indicando un notevole sovraccarico acuto di lavoro per questo organo vitale al quale però non fa seguito un danno cardiaco vero e proprio".

E per il medico risultano evidenti i risvolti pratici in tema di tutela della salute degli atleti "come le certificazioni di idoneità agonistica e non agonistica e la prevenzione delle principali patologie cardiovascolari".

"Anche la composizione del sangue è stata presa sotto esame - prosegue Corsetti - durante la gara e ne risente pesantemente in fatto di cellule e di capacità di ossigenazione. Così la possibilità di incorrere in eventi anemici appare per nulla remota. Al contrario - avverte - altri studi hanno dimostrato che la funzionalità renale rimane stabile durante tutto il corso della gara e ciò concorre al mantenimento dei livelli ematici di calcio e fosfato".

I medici sportivi ricorrono a tutte le indagini più sofisticate per poter proteggere l'atleta dai danni derivanti da uno sforzo eccessivo e "la ricerca sul campo, svolta con scrupolo e precisione - afferma l'esperto - continua a fornire elementi utili alla comprensione delle modalità per prevenire eventi drammatici".

Recentemente il team sanitario della Liquigas ha messo a punto in collaborazione con alcune aziende e importanti università internazionali come la Loyola University School of Medicine di Chicago, un'indagine diagnostica molto semplice "che si può svolgere con estrema facilità nel tempo di alcuni minuti - chiosa Corsetti - si tratta della determinazione dello stress ossidativo e della riserva antiossidante. L'equilibrio tra questi due fattori governa i meccanismi di coordinamento tra stimolo nervoso e contrazione muscolare, un'alterazione di questo meccanismo può anche aumentare sensibilmente il rischio cardiovascolare in soggetti ovviamente predisposti, quindi i portatori di cardiopatie silenti o congenite. Tale alterazione - conclude - potrebbe essere uno dei principali 'trigger' di eventi aritmici molto pericolosi per la salute".