di Fabrizio de Jorio
Un autorevole esponente del mondo economico e finanziario, come Mario Draghi, ex governatore della Banca d’Italia, prima di essere nominato alla presidenza della Bce, lanciò un appello per affrontare “alla radice il problema della efficienza della giustizia civile”. Le stime citate da Draghi, sulle quali la stessa Europa ha emesso le condanne al nostro Paese per la sistematica violazione del diritto ad una ragionevole durata del processo, parlano di oltre 1000 giorni, cioè tre anni, per un processo di primo grado. Primato che colloca l’Italia al 157mo posto su 183 paesi, molti dei quali del cosiddetto Terzo Mondo, nella graduatoria stilata dalla Banca Mondiale alla fine del 2011. L’incertezza che ne deriva da questa lentezza è un fattore di pesante attrito nel funzionamento dell’economia, oltre che di ingiustizia. Secondo le stime allora citate da Draghi, “la perdita annua di prodotto attribuibile ai difetti della nostra giustizia civile potrebbe giungere a un punto percentuale”. Parliamo di una sessantina di miliardi!!! Pari a tre finanziarie.
Giustizia lenta ma anche inefficiente, tanto che nelle classifiche internazionali, l’Italia si piazza al centoventiseiesimo posto, lontanissimo dal resto dell’Occidente. La giustizia civile italiana è lenta come quella del Gabon e l’economia ne soffre moltissimo e penalizza il settore degli investimenti esteri. Insomma, influisce negativamente sulla produttività di un sistema economico come ha sottolineato Draghi ma non solo. In effetti ci sono studi che evidenziano come nei Paesi con una giustizia civile lenta e inefficace è molto più difficile ottenere l‘accesso al credito, quindi molto più basso il tasso di nascita di nuove imprese e di conseguenza anche la possibilità di creare lavoro.
Per avere un quadro più chiaro e aggiornato del sistema giustizia in Italia abbiamo intervistato il presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma, Mauro Vaglio, il presidente della Corte d’Appello, sezione lavoro, Fabio Massimo Gallo e il presidente del Csm, Michele Vietti, i quali hanno dato il loro parere sui problemi della Giustizia in generale e come affrontare nell’immediato i problemi più urgenti.
Carenza di magistrati, di personale amministrativo, eccessiva litigiosità, finanche carenza di aule dove celebrare i processi, come ha denunciato il presidente Gallo a Televideo. Gli avvocati cercano di contribuire alla velocizzazione del processo telematico e il presidente Vaglio spiega come magistrati, avvocati e personale amministrativo degli uffici giudiziari sta lavorando per dare ai cittadini una giustizia più celere. Ma i magistrati sono vittime o responsabili di quanto accade nell’amministrazione della Giustizia? Il vicepresidente del Csm, Vietti, ci spiega come e perché il magistrato è chiamato in causa spesso senza colpe. Esempi virtuosi? Ce ne sono, anche se rari. Tra questi il presidente della Corte d’Appello di Torino, Mario Barbuto, che è riuscito a ridurre drasticamente l’arretrato dei processi civili e cha ha ricevuto, tra gli altri, un premio, una menzione speciale dall’Europa. Nell’intervista della prossima settimana ci svelerà come ha fatto e quali sono state le metodiche per smaltire l’arretrato e gestire l’enorme mole di lavoro.