SETTE ANIME
di Gabriele Muccino, Usa 2008
Will Smith, Rosario Dawson, Michael Ealy, Barry Pepper, Woody Harrelson
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di Sandro Calice
La coppia Muccino-Smith ci vuole far piangere. E ammettiamo che a tratti ci riesce. Dopo “La ricerca della felicità”, il regista e l’attore tornano insieme per questo giallo melodrammatico, distribuito dalla Sony e nelle sale dal 9 gennaio.
Tutto comincia dalla fine, con una telefonata. “Mandate un’ambulanza, c’è stato un suicidio”. “Chi è la vittima?”, chiede l’operatore. “Io”. Le sette anime sono sette nomi, sette persone che hanno un disperato bisogno di aiuto e che Ben Thomas (Smith) sceglie di salvare dal loro destino, con tutto se stesso, letteralmente. Perché lo fa, lo capiremo poco alla volta. C’è una tragedia personale a spingerlo, una tragedia che ha spento la sua umanità, nonostante la sua dimostrazione di amore universale. Poi incontra Emily (Dawson) e l’amore si fa personale, salvifico. Ma il piano di Ben non prevede fermate, e l’apice della rinascita potrebbe essere il momento del congedo finale.
“Sette anime” è una storia dura, cupa, sulla depressione e sui differenti modi che l’umanità ha di affrontare i traumi. Una storia che contempla anche la salvezza, certo, e in fondo, come dice lo stesso regista, una storia simbolica sul potere dell’amore. Muccino, appunto, ama raccontare l’amore e ha un suo stile, da “Ultimo bacio” (di cui si prepara a girare il seguito), che ha i suoi estimatori. La sceneggiatura è di Grant Nieporte: finora aveva scritto solo episodi di sitcom, il cinema è appena più complesso.
Il film, come spesso capita, negli Usa è stato stroncato dalla critica, che ha parlato di film manipolatorio e ha addirittura tirato in ballo Scientology, vista l’amicizia tra Smith e Cruise. Ma è piaciuto al pubblico, incassando 61 milioni di dollari su 55 spesi per realizzarlo. Smith e Dawson, va detto, sono molto bravi e affiatati. Pare che il solo intoppo sul set sia stato girare l’unica scena di sesso (castissima) della pellicola: Smith era imbarazzato, l’unica altra volta che aveva dovuto farlo era stato in “Alì”, ma con la moglie Jada Pinkett. Rosario Dawson l’ha tranquillizzato dicendogli: ”Dai, fammi fare bella figura con le amiche”.
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