Afghanistan


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I talebani rivendicano l'attacco agli italiani

Razzo contro base di addestramento, Muore Manuele Braj, 30 anni, di Galatina (Lecce). Feriti altri due militari c

Un altro italiano ucciso in Afghanistan. Il 51/o dall'inizio della missione nel 2004. La vittima è il trentenne carabiniere scelto Manuele Braj, colpito da un razzo sparato contro la base di Adraskan, dove i militari dell'Arma addestrano la polizia afgana. Altri due colleghi sono rimasti feriti. L'episodio si è tinto di giallo quando il comandante afgano della base ha parlato di incidente provocato dagli stessi carabinieri mentre manipolavano un ordigno. La prima ricostruzione dello Stato Maggiore della Difesa non si sbilancia sulle cause e si limita a riferire che "una esplosione ha interessato una garitta di osservazione installata nei pressi della linea di tiro del poligono, coinvolgendo tre militari dell'Arma dei Carabinieri appartenenti al Police Speciality Training Team".

Lo scoppio causa la morte sul colpo di Braj, un veterano delle missioni all'estero originario di Galatina (lascia la moglie ed un bimbo di soli 8 mesi) ed il ferimento alle gambe di altri due carabinieri, il maresciallo capo Dario Cristinelli, 37 anni, di Lovere (Bergamo) e il carabiniere scelto Emiliano Asta, 29, di Alcamo (Trapani). Un'ora dopo è il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, a parlare di "vile attentato". A seguire il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, spiega che "Manuele è stato colpito in modo vigliacco. Stava addestrando le truppe afgane contro il terrorismo. Questo era il suo lavoro, la sua missione: permettere a quel Paese di difendersi da solo. Ed il terrorismo lo ha ucciso, proprio per impedire la nascita di un Afghanistan libero e democratico".

A colpire i militari, secondo la versione italiana, un razzo sparato a distanza contro la base. Dall'Afghanistan, tuttavia, emerge un'altra ricostruzione dei fatti. In particolare, il colonnello Fazl Ahmad Khalili, comandante del centro di addestramento di Adraskan, sostiene che la morte di Braj è stata causata "da una erronea manipolazione di un ordigno che ha riguardato unicamente gli addestratori italiani". Nella base, nota l'ufficiale, "c'é una torretta dove ogni giorno addestratori stranieri vanno per controllare la zona di tiro dell'addestramento. E oggi gli addestratori erano quattro italiani. L'incidente è stato il frutto dell'esplosione di una bomba a mano e, a causa di essa, un militare è morto, due sono stati feriti ed un quarto è rimasto illeso". Non vi é stato dunque, sottolinea il colonnello, "alcun incidente esterno e l'unico incidente è quello che è stato procurato da loro stessi e che poi hanno presentato come se un razzo avesse colpito l'area. Ma il bunker della torre non è stato danneggiato - conclude - e nemmeno i vetri sono andati in frantumi". A smentire con decisione questa versione è il tenente colonnello Alessandro Lingeri, comandante delle forze di coalizione della base di Adraskan.

"Abbiamo concluso tutti i rilievi tecnici - ha sottolineato - e non c'é alcun dubbio: è stato un razzo da 107 mm sparato da una distanza di circa 4 km a colpire la torretta. Mi meravigliano le dichiarazioni di Khalili". Diversi frammenti del razzo sono stati rinvenuti e, ha proseguito, "é evidente da come si presenta la torretta quanto accaduto: c'é il foro d'entrata che ha colpito i sacchi di sabbia appoggiati alla parete e poi purtroppo il petto del ragazzo che si trovava proprio lì, insieme ad altri tre suoi compagni per un briefing". L'equivoco, ha osservato l'ufficiale, "forse può essere nato dal fatto che non si è sentito il sibilo del razzo". In serata è arrivata anche una rivendicazione da parte di un portavoce degli insorti: "E' stata un'operazione condotta dai nostri mujaheddin". La morte del carabiniere ha scosso politica ed istituzioni. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato un messaggio di cordoglio ai familiari, così come anche i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. Il premier Mario Monti ha ricordato che "il nostro Paese sta facendo uno sforzo molto grande in Afghanistan a sostegno della stabilità e della sicurezza contro il terrorismo internazionale".

La salma del carabiniere rientrerà in Italia mercoledì mattina. I due feriti sono stati operati per le fratture riportate alle gambe. Stanno abbastanza bene e torneranno a casa non appena le loro condizioni ne permetteranno il trasferimento.