di Emanuela GialliAncora due anni e Samantha Cristoforetti sarà la prima donna astronauta italiana a esplorare lo Spazio. Ma di questo primato di genere, per l’Italia, della distinzione cromatica, e non solo, tra “rosa” e “celeste”, lei non vuole parlare. Preferisce essere considerata il settimo astronauta italiano ad andare oltre la gravità terrestre e il quinto a raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale (Iss). L’intervista a Televideo.
Capitano, pilota dell’Aeronautica Militare, laurea in Ingegneria Meccanica e Scienze Aeronautiche, Samantha Cristoforetti, Sam, come preferisce presentarsi sui social network, a novembre del 2014 partirà dal Cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, a bordo del razzo russo Soyuz, unico “superstite” dopo l’uscita di scena del vettore americano Shuttle, con destinazione la Stazione Spaziale Internazionale, dove resterà per sei mesi.
L’annuncio è stato ufficializzato a Roma, nella sede dell’Agenzia Spaziale Italia, ed è coinciso con i 20 anni di volo di Franco Malerba, primo astronauta italiano a raggiungere lo Spazio con la missione STS-46 Atlantis. Dopo di lui, nel 1996, fu la volta del Columbia, con a bordo Maurizio Cheli e Umberto Guidoni, che poi nel 2001 fu il primo italiano a visitare la ISS. L’altra coppia di astronauti appartiene alla storia recente: Paolo Nespoli e Roberto Vittori, da cui Parmitano e Cristoforetti ricevono ora il “testimone”. Prima di Samantha, infatti, a maggio del 2013, partirà il Capitano Luca Parmitano, sempre verso la ISS.
Questi voli sono possibili grazie all’accordo tra l’Asi e la Nasa, che permette agli aspiranti astronauti italiani di essere addestrati dal Corpo dei “veterani dello Spazio” dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea.
Il Capitano-pilota-ingegnere-astronauta Samantha Cristoforetti è di Milano e ha 35 anni, gran parte dei quali trascorsi tra studio e preparazione fisico-atletica. Perché gli astronauti sono atleti e ricercatori dello Spazio. E sono rigorosi: hanno dei compiti e sanno che devono eseguirli con caparbietà e serietà. Con disciplina, come richiede l’educazione militare. Sanno che non devono andare oltre. E nemmeno vogliono farlo. Samantha, voleva fare il pilota di aerei militari o l’astronauta quando ha iniziato questa attività?
L’astronauta non è una carriera che si può pianificare. Lo si può avere come sogno, ma chiaramente non c’è la scuola per astronauti e quindi non si può dire “adesso faccio l’astronauta e questo voglio fare”. Quindi si cerca una carriera che sia interessante, si può provare a partecipare a una selezione.
Ma solo se si entra nell’Aeronautica Militare si può diventare astronauti?
No. In realtà, ci sono percorsi anche in ambito civile. Naturalmente è necessaria una formazione di tipo tecnico-scientifico. Con una formazione umanistica, così come sono messe le cose oggi, è difficile diventare astronauta. Con un percorso tecnico-scientifico solido invece è assolutamente possibile. Ai ragazzini che hanno questa intenzione, questo sogno di diventare astronauti, consiglio sempre di accompagnare al lavoro di ricerca e di laboratorio anche qualche esperienza operativa, che permetta a un’eventuale commissione di selezione di capire se la persona è in grado di lavorare in ambienti operativi, di gestire lo stress. Se non si ha questo tipo di esperienza nel proprio percorso, magari si hanno meno possibilità.
E’ più difficile nell’ambito militare o in quello civile diventare astronauti?
E’ difficile per tutti per una questione di numeri. E’ un settore molto competitivo.
Ma forse, in caso di formazione all’interno delle Forze Armate, si hanno maggiori mezzi a disposizione…
No, no. E’ difficile per tutti. E’ vero, la formazione nelle Forze Armate è estremamente valida, ma ci sono anche colleghi che non sono militari e che hanno una formazione altrettanto valida.
Lei ritiene più importante aver realizzato il suo sogno o il fatto che è la prima donna astronauta italiana?
Penso sempre che se fossi un uomo, avrei le stesse sensazioni di gioia e di soddisfazione che sto provando in questo momento.
Quindi lei non sente alcuna differenza, nemmeno nel suo ambiente militare?
No. E’ un ambiente molto professionale, dove si guarda al professionista.
Rispetto alla situazione attuale, le donne...
Io non sono un’esperta di condizione femminile. Sono un astronauta, un ingegnere, un pilota militare. Un’esperta di condizione femminile proprio non lo sono.
Però un consiglio alle ragazze lo può dare
No guardi, non sono in grado di identificare quali possono essere le differenze tra un percorso di ragazzi e un percorso di ragazze.
Nemmeno un messaggio, alla ragazze, di mettercela tutta?
A tutti quanti, sia ai ragazzi che alle ragazze, consiglio di mettercela tutta, in tutto quello che fanno. Se vogliono diventare astronauti o per qualsiasi altro sogno abbiano.
C’è l’incontro tra le istituzioni politiche e scientifiche di tutto il mondo dietro il sogno di diventare astronauta. Ci sono l’impegno, il rigore e la disciplina. Niente altro. Per Samantha Cristoforetti quella Soyuz a novembre del 2014 non porterà con sé, dunque, nemmeno idealmente, un “fiocco rosa”, ma solo il Tricolore dell’Italia. E l’azzurro della sfida.
E tra qualche ora, un’altra “squadra azzurra”, quella dei ricercatori italiani impegnati al Cern di Ginevra, porrà la sua firma su un nuovo capitolo della Fisica, per spiegare l’origine dell’Universo.