E' l'unico uomo politico ad aver partecipato a tutte le elezioni dei Presidenti della Repubblica italiana, tra i pochissimi ancora in vita ad aver partecipato ai lavori dell'assemblea Costituente, ma solo lui può vantare la partecipazione alla Consulta, l'assemblea istituita nel 1945 per definire le regole per eleggere la Costituente.
Giulio Andreotti è nato a Roma il 14 gennaio 1919. ''Quell'anno sono nati: il Ppi di Sturzo, il fascismo e anche io. Di tutti e tre sono rimasto solo io'', disse in occasione dei suoi ottant'anni. Il suo mentore fu Alcide De Gasperi: fu lui che lo volle, giovanissimo, deputato alla Costituente e sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Accanto a De Gasperi, Andreotti impara a considerare la necessità dell'alleanza con gli Stati Uniti. Presto si rende conto che per la collocazione dell'Italia al centro del Mediterraneo e per le necessità energetiche del paese, il rapporto con i paesi arabi va coltivato e approfondito. Sette volte presidente del Consiglio, ventidue volte ministro, quasi ininterrottamente al governo per 43 anni: la sua carriera politica è stata lunga quanto quella di un oligarca sovietico: nel suo caso, a volerlo sempre in pista, non è stata la nomenklatura di partito (che, anzi, ne ha sempre diffidato), ma la sua forza elettorale e le sua riconosciute capacità di abile mediatore.
Ad esempio i suoi rapporti con il Pci. Dal partito di via delle Botteghe Oscure Andreotti è sempre stato considerato l'esponente dell'ala più clericale e retriva della Democrazia cristiana. Quando ci fu da scegliere l'uomo che avrebbe guidato i governi di unità nazionali, però fu lui il prescelto. E con Bettino Craxi? Anche qui, la stessa storia: i rapporti tra i due si erano raffreddati dopo gli anni del compromesso storico e il sequestro Moro (Andreotti per la linea della fermezza, Craxi per la trattativa). Il leader socialista , in quel periodo, lo definiva ''una volpe'' ammonendo: ''prima o poi tutte le volpi finiscono in pellicceria''. Ma nel primo governo pentapartito guidato da Craxi fu proprio lui, la volpe, a ricoprire la carica di ministro degli Esteri.
Certamente, Andreotti ha conosciuto anche il sapore della sconfitta. Mai la Democrazia cristiana lo ha voluto alla guida del partito. E per l'ostilità di una buona fetta del suo partito non è mai riuscito a trovare il consenso parlamentare necessario per tentare la scalata al Quirinale: sembrò a un passo dal traguardo nel 1992, ma poi il partito gli preferì Arnaldo Forlani, al quale, guarda caso, mancò un pugno di voti per essere eletto.
Un anno dopo, nella primavera del 1993, Andreotti sembrò aver toccato il fondo. In Parlamento arrivarono due autorizzazioni a procedere pesanti come macigni. Connivenza con la mafia (il superpentito Buscetta parla di un bacio tra Andreotti e Totò Riina...) e omicidio Pecorelli. Per Andreotti comincia un calvario durato dieci anni, conclusosi con la sua assoluzione in appello. Ma accanto alla battaglia nelle aule giudiziarie, condotta ribattendo punto su punto alle accuse, Andreotti non rinuncia all'attività politica. Nel 1991 è nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica, Francesco Cossiga. Non vede di buon occhio la trasformazione della Dc, colpita dalla bufera di Tangentopoli, in partito popolare. Ma, realisticamente, si iscrive al gruppo parlamentare di palazzo Madama. E' allergico al bipolarismo, con la sua rigida morale dell' ''o di qua o di là''. Lui, uomo delle sottili mediazioni, non si ritrova nella ''seconda Repubblica". Tenta di rilanciare il sistema proporzionale, con Sergio D'Antoni dà vita all'avventura di Democrazia Europea, che naufraga sulla soglia di sbarramento alle elezioni politiche del 2001.
Non solo uomo politico: Giulio Andreotti ha scritto 39 libri in 38 anni vendendo, complessivamente, oltre un milione e seicentomila copie. Tra i libri di Andreotti, il maggior successo commerciale è la serie di libri ''Visti da vicino'', una trilogia pubblicata tra il 1982 e il 1985, cui hanno fatto seguito altri due volumi su Usa e Urss, sempre ''Visti da vicino'', per un totale di circa 500 mila copie, comprese le edizioni tascabili.
Andreotti ha partorito centinaia di motti di spirito e aforismi, freddure e definizioni fulminanti: alcune sono entrate nei dizionari e nelle enciclopedie, e hanno contribuito ad alimentare la fama di politico freddo e cinico del suo autore. Come la classicissima ''il potere logora chi non ce l'ha'', pronunciata nel 1951 durante un dibattito parlamentare.
Il 14 gennaio nella storia
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