Musica - RockinRoma


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Dinosauri on stage

Sul palco dell’ippodromo delle Capannelle, tre concerti imperdibili: Beach Boys, Simple Minds e Litfiba

di Maurizio Iorio

“RockinRoma” si avvia a chiudere i battenti, e in grande stile. Le ultime date del festival, che quest’anno ha proposto nel proprio cartellone una lunga sequenza di nomi altisonanti (dai Cure a Ben Harper, dai risorti Garbage a Lenny Kravitz), sono il fiore all’occhiello della manifestazione, che si concluderà il 2 agosto con i Placebo, per riaccendere poi i riflettori con una attesissima coda il 22 settembre, quando arriveranno i Radiohead di mister Tom Yorke. Da giovedì 26 a sabato 28, in sequenza, Beach Boys, Simple Minds e Litfiba, per una copertura temporale che parte dalla California degli anni ’60 per arrivare all’Italia degli anni ’90.

Prima volta in Italia e 50 anni di carriera
La band più attesa è sicuramente quella dei Beach Boys, non foss’altro perché quest’anno Brian Wilson e soci compiono 50 anni di carriera, e perché non si ricordano, a memoria d’uomo, concerti in Italia, a parte i tour solisti di Wilson, che ha suonato a Roma nel 2005, dopo l’uscita del suo album “Smile”. I più attempati ricorderanno probabilmente lo spot pubblicitario di un dentifricio, sonorizzato con la famosissima “Barbara Ann”, che negli anni ’60 rese celebre in tutto il mondo la band, portabandiera di quella branca del pop californiano definita “surf music”. Dopo molti anni di separazione e di brutte vicissitudini personali (la morte dei due fratelli di Wilson, Dennis e Carl, co-fondatori della band), i Beach Boys hanno annunciato il loro ritorno alla fine del 2011. A giugno è uscito il loro nuovo album, “That's why God made the radio”, il primo da venti anni a questa parte. Brian Wilson è stato definito da Leonard Bernstein “uno dei più grandi musicisti del novecento”, complimento che ha lusingato molto il leader della band, che si presentata Roma nella formazione originale: Al Jardine, Bruce Johnston, David Marks e Mike Love.

Dalle spiagge californiane alle Highlands scozzesi
Se i Beach Boys appartengono ormai alla preistoria della musica giovanile, gli scozzesi Simple Minds, ex-alfieri della new wave britannica, nascono nell’età di mezzo, negli amati-odiati anni ’80. Jim Kerr e compagni hanno una forte empatia con l’Italia, dove hanno suonato spesso e volentieri, dato il forte riscontro di pubblico. Anche loro festeggiano quest’anno un anniversario, il trentesimo compleanno dell’album “New Gold Dream”, che li ha consacrati rock-band planetaria. e che hanno celebrato con la pubblicazione di un cofanetto, “5X5 Box set”, che contiene i primi cinque album rimasterizzati ed arricchiti con materiale inedito. La scaletta dei concerti del tour è composta da 25 brani, 5 per ognuno dei primi cinque album, che coprono il periodo che va dal 1979 all’82. “Una delle cose belle del suonare in questi festival – ha detto Jim Kerr – è che possiamo confrontarci con le nuove generazioni, e dimostrare che la nostra musica non ha età, e che la sua forza e la sua capacità di infondere speranza riescono a toccare le corde anche di persone che non ci conoscono o sanno poco di noi”.

Il sabato è italiano
Infine sabato tocca ai Litfiba, anche loro con trent’anni di storia sulle spalle, seppur interrotti da una lunga separazione, che ha visto i due leader, Piero Pelù e Ghigo Renzulli, tornare insieme solo nel 2010. La band fiorentina torna a Roma a distanza di qualche mese dal concerto del Palalottomatica, penalizzato da un’acustica improbabile. Il tour promozionale di “Grande nazione”, l’album della reunion, è andato a gonfie vele, e i Litfiba sono una band che proprio nelle esibizioni dal vivo riesce ad esprimersi al meglio. I riff di chitarra di Renzulli, le melodie facilmente memorizzabili dei loro brani, il potente impatto sonoro e la voce profonda e teatrale di Pelù rendono i loro concerti fra i più travolgenti della scena rock italiana.