Libri e spunti di riflessione


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'Elogio della penna stilografica'

Un piccolo libro che ci induce a riflettere sulle mode letterarie, sui critici che non fanno più il loro mestiere, su un mondo, quello della comunicazione culturale in Italia, la cui osservazione non suscita pensieri esaltanti. Scritto da Giuseppe Neri è edito da Ghenomena

di Rita Piccolini

E’ una raccolta di brevi considerazioni che animarono una rubrica all’interno di una trasmissione radiofonica di Radiotre degli anni novanta che Giuseppe Neri tenne per due anni consecutivi all’interno del contenitore “Lampi”, da lui ideato e diretto. Ora l’autore ha deciso di raccoglierli in un testo che, letto nel suo insieme, risulta essere a distanza di molti anni sorprendentemente attuale. Si parla di mode letterarie, di logiche di mercato, di omologazione, di sprovvedutezza del lettore italiano che a volte entra in libreria come se entrasse in un super-mercato: un soggetto fragile, esposto ai condizionamenti del mercato editoriale (gli esperti di marketing lo sanno bene), attratto da copertine sempre più volgari, che giocano su colori sgargianti, o su titoli in caratteri dorati “gotici” sullo sfondo nero lucido della carta da copertina. Un lettore facilmente suggestionabile e superficiale anche perché legge poco (è di pochi giorni fa la notizia poco lusinghiera di un sondaggio diffuso dal ministro della Cultura Ornaghi secondo cui il 50% degli italiani non legge nemmeno un libro l’anno). Le osservazioni di Neri risultano pertanto di estrema attualità.

Un esempio? Nello scritto intitolato “Eros e /o anima” l’autore riflette sulle mode letterarie che condizionane le scelte del lettore medio. “E’ scomparso il piacere della scoperta individuale - scrive Neri – è definitivamente tramontato il tempo in cui si entrava in libreria… si sfogliava il volume che per ragioni misteriose colpiva la nostra fantasia e poi, con il libro sottobraccio si tornava,felici, a casa…Ora la massa saltuaria di lettori sceglierà, sempre, fra i tanti prodotti, quello meglio esposto, più reclamizzato e, dunque, più venduto”. E’ vero, continua l’autore, che l’editoria tende all’omogeneizzazione del prodotto, ma una libreria non è un supermarket, o almeno dovrebbe essere la sua antitesi. Ma così non è. Si tende a inventare mode, casi, a “spremere il best seller” il cui contenuto, dopo pochi anni, nessuno ricorderà più. I media sono ovviamente complici di queste mode dilaganti. E qui, a titolo esemplificativo viene citato il caso della letteratura erotica femminile. Se non si fosse certi che le considerazioni della rubrica radiofonica risalgano a anni fa si potrebbe giurare che Neri stia parlando di oggi. Tutti a comprare i libri delle “sfumature”: “Mille sfumature di grigio” e poi di rosso, e poi ancora di nero, in un crescendo che vede la trilogia della scrittrice inglese E.L.James al vertice della classifica della vendita di libri da settimane. Siamo di fronte al capolavoro? Certamente no. E’ una moda, un fenomeno passeggero, da cui seguiranno film, c’è da scommetterci, e di cui la prossima estate pochi si ricorderanno. “Quello che stupisce -conclude l’autore- e che sull’onda di un successo editoriale, magari casuale, si costruisca con un ritmo da catena di montaggio, una tendenza, un filone, una moda, appunto”.

Ci sarà da aspettarsi quindi un’invasione di romanzi più o meno erotici, con linguaggi più o meno espliciti declinati al femminile, così come abbiamo subito migliaia di tomi sui templari, o sui maghetti, o sui cosiddetti misteri vaticani, che risultano essere sempre molto intriganti.

Ma in tutto questo la bella, irresistibile, gloriosa penna stilografica cosa c’entra? Spiega l’autore: ”Non è soltanto un oggetto duttile ed elegante…E’ una sorta di magica protesi della mente che tiene dietro al pensiero, lo asseconda nel suo tragitto labirintico, lo insegue nelle sue arditezze, lo sostiene nelle sue pause meditative…Lo scrittore come un avveduto artigiano, nell’elaborare il suo manufatto corregge, lima, modifica. Lì sulla pagina restano le tracce di questi interventi, di queste cancellature che sembrano cicatrici, e questi segni, questi ripensamenti , stanno a testimoniare l’intenso lavorio, la paziente dedizione necessaria a raggiungere un onesto risultato…”. Ora però si utilizza il computer e sulla pagina non restano i segni delle riflessioni, dei ripensamenti, delle limature. Che ne sarebbe oggi della filologia se Petrarca o Ungaretti si fossero serviti della video-scrittura? Ma così è. Questa è la nostra realtà e i nuovi analfabeti, come sostiene Eco, saranno coloro che non sapranno adoperare e sfruttare le potenzialità di un computer.