Aridità e siccità che divorano ettari di terreni a vocazione agricola, in Italia come negli Stati Uniti, con conseguenze gravi in termini di produzione e di prezzi per le colture tradizionali. Ma se il clima cambia, forse possono cambiare anche i prodotti coltivati.
L'idea è dei giovani agricoltori della Coldiretti che in risposta ai cambiamenti climatici si sono messi a piantare specie tropicali, dalle banane alle spezie,cercando il lato positivo di una situazione drammatica per i più. E sono riusciti a produrre vino d'alta quota, utilizzando vitigni internazionali che prima non sarebbero sopravvissuti alle temperature tropo rigide.
E' stato così che in Sicilia, a Palermo, sono spuntate le banane. A guidare l'originale esperimento, iniziato 4 anni fa, è Letizia Marcenò, appena 23 anni e un'azienda a conduzione familiare in parte riconvertita per far fronte ai cambiamenti climatici. "Il progetto sta andando avanti, abbiamo grande richiesta per le nostre banane e al momento tutti gli alberi sono in fiore", racconta all'Adnkronos. "A poco a poco aumentiamo sempre di piu' il numero delle piante - aggiunge - oggi ne abbiamo una cinquantina per una produzione di circa 100 caschi l'anno". E visto che le cose vanno bene e i banani rispondono in maniera positiva, "ora stiamo pensando di ripetere l'esperimento anche con il mango".
E' 'merito' dei cambiamenti climatici, se in Puglia oggi è possibile coltivare paprika, curcuma e zenzero. Le tre spezie si aggiungono al più noto zafferano nell'azienda del 27enne Andrea Soriano che a Foggia sta portando avanti questo progetto in via sperimentale "senza particolari problemi nonostante non si tratti di piante adatte al clima mediterraneo - racconta il giovane imprenditore all'Adnkronos - ma i cambiamenti ci hanno permesso di tentare di coltivare piante che chiedono un clima che non scenda mai sotto i 12 gradi e umido". Piante che si sono ben adattate nel foggiano "con la sua siccità, gli inverni corti e una piovosita' diminuita".
E se nel sud spuntano piante tropicali, al nord, tra le Dolomiti e a un'altezza che varia tra i 300 e i 600 metri, qualche grado in più ha permesso a Marco De Bacco di piantare vitigni internazionali che prima non avrebbero potuto resistere alle rigide temperature, ma che oggi stanno dando buoni risultati. Qui, "raggiungono la maturazione anche vitigni come merlot, cabernet, chardonnay e pinot nero e produciamo rossi a 13 gradi e mezzo", dice l'imprenditore di 23 anni che nel 2008 ha rilevato una piccola azienda di Feltre insieme con la sorella di due anni piu' grande.
"I vitigni internazionali - spiega - sono un progetto sperimentale che si va ad aggiungere alle varieta' autoctone che qui crescono dal 1300, come la pavana e la bianchetta: anche per queste, qualche grado in piu' di temperatura non fa male". Poi c'e' chi, invece di lavorare la terra in senso stretto, ha utilizzato le conoscenze e la vocazione agricole per inventarsi una nuova soluzione, in grado di proteggere gli edifici dalle temperature ballerine e risparmiare in termini di energia.
Vittorio Sangiorgio realizza, in provincia di Salerno, giardini pensili come copertura per gli edifici, "una soluzione che migliora l'efficienza energetica dell'immobile generando isolamento termico, cosi' - spiega - si evita di dover raffrescare e si risparmia energia. Inoltre, la realizzazione di giardini sui tetti degli edifici ha conseguenze positive sul microclima della zona: e' come se si mettesse a disposizone di una citta' un vero e proprio parco".