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20 gennaio

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Federico Fellini è nato a Rimini il 20 gennaio del 1920. E' il regista italiano più conosciuto nel mondo. I suoi film rappresentano quanto di più elevato abbia saputo produrre l'Italia nel campo della ''settima arte''. Il suo carattere geniale, poliedrico, estroso lo ha reso una delle più autorevoli e rappresentative personalità della cultura italiana, un vero e proprio ''monumento al cinema'' celebrato ad ogni occasione con libri, mostre, rassegne e raccolte di scritti, fumetti e poesie.

Ciò che rende particolarmente preziosa l'eredità dell'opera di Federico Fellini è il suo stretto rapporto con la realtà, la sua capacità di trasfigurarla in un universo espressivo a volte indefinibile ma che poi finiva per incidere sulla realtà non solo attraverso gli elementi più appariscenti del suo immaginario ma anche attraverso i dati apparentemente più concreti dei suoi film.

L'eredità di Federico Fellini ha lasciato tracce visibili anche nel vocabolario comune: e quello che colpisce è che le sue invenzioni siano approdate nel linguaggio quotidiano in anni in cui la velocità di metabolizzare elementi esterni alla tradizione del vocabolario era sicuramente minore di quella attuale. L' esempio più ricordato è "La dolce vita", il titolo del suo film più celebre che serve ormai a definire un'epoca precisa. Ma dalla sceneggiatura di quel film straordinario sono arrivati direttamente nel vocabolario altre parole: a cominciare proprio da ''Dolce vita'' che sta ad indicare il maglione a collo, fino a "paparazzo", il fotografo d' assalto ispirato a Tazio Secchiaroli e interpretato da Walter Santesso che è ormai un termine internazionale. Ma già nel 1953 Fellini aveva trovato un altro approdo con il vocabolario: "I vitelloni", parola con cui è ormai possibile sintetizzare una scelta esistenziale.

"Vitelloni" ha ormai la doppia valenza semantica di aggettivo e sostantivo: è il termine comune utilizzato per sintetizzare l'atteggiamento dei protagonisti della vita di quei microcosmi chiusi che si muovono tra la provincia e la periferia, ma potrebbe servire anche anche a descrivere i divertimenti dell'edonismo degli anni '80.

"Amarcord", tratta dal dialetto emiliano, è oggi l'elegante sinonimo di autobiografia affettuosa, di confessione sentimentale. E dal film premio Oscar nel '74, il vocabolario ha anche assimilato "Gradisca", la bella oggetto del desiderio che aveva guadagnato il suo soprannome dalla formula da lei scelta per offrire le sue grazie al re. ''E la nave va'' è invece entrato nel formulario di frasi fatte.

E quasi a scontare la legge del contrappasso, Fellini, che aveva fatto dell'ironia una regola di vita, negli anni ha vissuto su se stesso una sorta di operazione metalinguistica. "Mio padre voleva che facessi l'ingegnere, mia madre l'arcivescovo e io sono narcisisticamente contento di aver fatto di tutto per diventare un aggettivo'', disse il maestro in occasione dell'Oscar alla carriera scherzando sul fatto che il suo nome, attraverso l'aggettivo "felliniano", fosse entrato ufficialmente a far parte del vocabolario.

>>> Ricordo di Fellini (video da Rai.tv - Da DoReCiakGulp del 16 gennaio 2010)



Il 20 gennaio nella storia

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