di Loredana Capotondi
Due domande a Gad Lerner.
E’ importante trasmettere la memoria dell’orrore dell’olocausto ai giovani per impedire un qualsiasi ritorno all’antisemitismo e al razzismo. Non credi però che a volte la critica alla politica di Israele venga scambiata per antisemitismo?
"Stiamo parlando di avere memoria di un qualcosa che non riguarda solo gli ebrei. Lo sterminio ha riguardato altre popolazioni, penso ai Rom; categorie di persone colpite per la loro sessualità penso agli omosessuali; disabili e oppositori politici. La Giornata della Memoria non è la giornata degli ebrei e non è una cerimonia ebraica. E' un modo in cui i popoli d'Europa possono, e secondo me devono, cercare risposta a una domanda che risposta soddisfacente finora non ha avuto, e cioè come sia stato possibile che nel cuore della civiltà più progredita al mondo potesse affermarsi la cultura dello sterminio, l’idea di una soluzione generalizzata di genocidio. Tutto questo non c’entra nulla con la questione ebraica di oggi, che ha a che fare con Israele e con le vecchie e nuove forme di ostilità agli ebrei e alla politica israeliana. Criticare la politica dei governi di Israele non significa essere antisemiti, come dimostra il fatto che sono numerosi i cittadini israeliani che esprimono liberamente la critica al proprio governo".
Quale Israele tra Shoah e Gaza?
"Farò due interventi ufficiali nella Giornata della Memoria, una a Genova e una a Livorno e penso che sarà inevitabile parlare anche di quello che è successo a Gaza perché non c'è dubbio che il mondo quando guarda gli ebrei pensa alle persecuzioni che hanno subito e dunque resta anche turbato dal fatto che gli ebrei oggi esercitino autodifesa. Si fa fatica ad accettare che legittimamente sentano, rivendichino e pratichino il sacrosanto diritto all'autodifesa, armata se necessario, come tutti i popoli del mondo. Ritengo che, invece che di questo, dovremmo parlare di più di ciò che è successo in Europa 65 anni fa. Sarebbe più utile per tutti. Rivesto grandi speranze in Obama."