Ricordare la Shoah


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Shoah, male cronico dell'anima

Parla Admiel Kosman, poeta e direttore accademico dell'Abraham Geiger College n

"Siamo ancora malati di Shoah, un male spirituale che non si può capire né sentire se non lo si è vissuto": così Admiel Kosman, poeta e direttore accademico dell'Abraham Geiger College, la prima scuola rabbinica fondata in Europa dopo la Shoah, a Potsdam-Berlino.

Kosman affronta la questione su tre piani, corpo-mente-spirito. Nel reale "restiamo dei sopravvissuti, spiega, e lottiamo ancora per sopravvivere. E viviamo nella paura continua di perdere quello che abbiamo, come fu in Europa". Una paura psichica, spiega Kosman, anche dove la realtà sembra non autorizzare timori, un malessere che non si può comunicare ai "sani". E forse è l'incomunicabilità a rendere la Shoah un problema senza soluzione: raccontarlo non basta e la condivisione- la "compassione"- è impossibile.

Questa la diagnosi della malattia descritta da Kosman, incerta la prognosi. "Sul piano spirituale, non so dire cosa accadrebbe se non potessimo dimenticare e perdonare Nel reale, se accettiamo che le nazioni sono lupi, come disse Ben Gurion dopo la Shoah, allora anche noi dobbiamo essere lupi. Sul piano spirituale dobbiamo perdonare e dimenticare, come proponeva Martin Buber. Forse può funzionare: penso alla battaglia spirituale di Gandhi, che ha avuto risultati anche sul piano reale".(2006)