La generazione Neet (Not in education, employment or training), i giovani che non studiano né lavorano né si preparano a farlo, ha in Italia un costo pari al 2,06% del Pil, con una perdita di 32,6 miliardi di euro, la più alta in termini assoluti tra i paesi europei. In Europa il costo si ferma all'1,2% del Pil Ue. Sono i dati di una indagine realizzata da Eurofound, la fondazione dell'Unione Europea specializzata nella consulenza sui temi del lavoro e delle condizioni di vita.
Mentre l'Istat calcola che, secondo i dati 2010, più di due milioni di giovani, pari al 22,1% della popolazione tra 15 e 29 anni, oltre uno su cinque, è fuori dal circuito del lavoro e da quello della formazione. Certificando così che la generazione 'neet' italiana è la più numerosa nell'eurozona, la seconda nell'intera Unione Europea alle spalle della Bulgaria.
Sono più donne (24,9%) che uomini (19,3%). E di più al Sud: oltre il 30% in Campania, Calabria e Sicilia, intorno al 28% in Puglia e Basilicata. Eurofound conferma che i Neet in Italia, tra 15 e 29 anni, sono circa 2 milioni. Dato che sale fino a 3,2 milioni se si calcola anche la fascia fino ai 34 anni.
Secondo Eurostat, nel 2011 in Europa 7,5 milioni di giovani di età compresa tra 15 e 24 anni e altri 6,5 milioni di giovani tra i 25 e i 29 anni erano esclusi dal mondo del lavoro e dell'istruzione. E ciò corrisponde - si legge nel rapporto di Eurofound - a un incremento significativo nel tasso dei Neet: nel 2008 questa cifra si attestava all'11% dei giovani di eta' compresa tra 15 e 24 anni e al 17% di quelli tra i 25 e i 29 anni, mentre nel 2011 era salita rispettivamente a quota 13% e 20%.
Con notevoli differenze tra gli Stati membri - osserva lo studio -: i tassi che oscillano da valori inferiori al 7% (in Lussemburgo e in Olanda) a valori superiori al 17% (in Bulgaria, Irlanda, Italia e Spagna). Nel 2011 la perdita economica dovuta al distacco dei giovani dal mercato del lavoro è costata, secondo una stima conservativa, 153 miliardi di euro ovvero all'1,2% del Pil europeo. Percentuale che sale al 2% o oltre in Bulgaria, Cipro, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Polonia e Ungheria. ''Le conseguenze di una generazione perduta non sono solo economiche, ma anche sociali - si legge nello studio -. Si rischia che tanti giovani rinuncino alla partecipazione democratica nella società''.