L'indice di fiducia delle famiglie è negativo negli ultimi mesi di 9,5 punti (8,6 nei sei mesi precedenti). Il 18% della famiglie non è riuscito, nell'ultimo semestre, a coprire tutte le spese con il proprio reddito: si tratta di 4,5 milioni di nuclei per lo più localizzati nel Mezzogiorno, monogenitoriali o coppie con più figli. Emerge dallo studio dell'Osservatorio Censis-Confcommercio, secondo cui il 65% delle famiglie va in pari e il 17% riesce a mettere da parte qualche risparmio.
In questo caso si tratta di coppie senza figli residenti nel Nord-Est. Aumenta anche l'affanno nel fronteggiare il pagamento dei mutui (sale al 14,7% dall'8,3% la quota di coloro che dichiarano notevoli difficolta'). Lo studio Censis-confcommercio mostra che, mentre la recessione del 1993 costo' 452 euro a testa (-3,1% in un anno) in termini di consumi, la crisi del 2008-2009 e' costata 623 euro (-3,7% in due anni).
Il record viene battuto nel 2012, quando in un solo anno si sono persi 603 euro pro capite (-3,7%) e nel 2012-2013 si prevede una perdita di 806 euro (-5% in due anni). Il campione intervistato ha segnalato che le tasse sono troppo alte nel 22,5% dei casi e che l'Imu e' iniqua e dannosa nel 34% dei casi. In generale, di fronte alla crisi le famiglie reagiscono con comportamenti "adattativi", cercando di eliminare gli sprechi, riorganizzare la spesa e risparmiare sulla benzina. Lo studio ha rilevato anche un "senso di insofferenza" verso la classe politica, gli sprechi e il malaffare.
Tra gli aspetti positivi, Confcommercio indica la vitalità del tessuto imprenditoriale, con 300mila nuove imprese in nove mesi, il progetto del governo sulle start-up, una propensione al consumo ancora crescente (da 86,8% del 2002 al 92,6% del 2012) ma che intacca il risparmio: "Questa straordinaria tenacia delle famiglie, questa fiducia residua deve diventare un capitale per combattere la recessione, esige scelte che la sorreggano, altrimenti si stacca la spina", ha commentato Sangalli.