Roma risponde a Torino con “Fuori Salone”


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Degustazioni e didattica a Eataly

Stessi principi: cibo buono, pulito e giusto e

di Paola Scaramozzino
(p.scaramozzino@rai.it)

Mentre a Torino il Lingotto è assediato dai visitatori del Salone del Gusto e di Terra Madre, Roma risponde con un’iniziativa patrocinata da Slow Food Italia, intitolata “Fuori salone” che si svolgerà fino a domenica 28 ottobre a Eataly, il grande spazio voluto da Oscar Farinetti che basa la scelta dei suoi prodotti sul concetto di Carlin Petrini: “Buono, pulito e giusto”. Amici fin dall’infanzia, Eataly è un po’ il lato commerciale e della distribuzione di prodotti che fanno parte anche di Slow Food.
Per l’occasione sparsi nei tre piani di Eataly, 75 produttori nella stragrande maggioranza del Lazio, offrono gratuitamente i loro prodotti e presentano le loro aziende. Molte sono a conduzione familiare come quella di due giovani fidanzati , Silvia e Andrea, che ricalcano le orme del padre di lei , nella produzione dei formaggi . Poi ci sono gli olii della Sabina, e ancora salumi, i tartufi dell’Umbria, la pasta di Gragnano rigorosamente fatta a mano e trafilata al bronzo. E ancora i biscotti di una famosa ditta romana datata 1890 , i cantuccini toscani, le birre artigianali e 13 aziende di vini. Non mancano i dolci al cioccolato. Tutto questo accompagnato da lezioni di cucina per adulti e bambini e corsi di educazione alimentare per chi vorrà saperne di più sulle uova, sull'olio, sulla pasta, sulla pizza. Inoltre, un noto panificatore laziale terrà una lezione sul pane. Insomma tre giorni che in piccolo riproducono ciò che avviene al Salone del gusto di Torino. In più musica dal vivo e fuori, sotto i portici di Eataly, bancarelle vintage.

E a Torino va forte il Lazio
Contaminazione è un termine che fa pensare spesso al contagio di una malattia ma quando viene usato per dire che c’è una fusione fra diverse culture ed esperienze, che ben venga questa unione. E così fra i fiori all’occhiello del Lazio che ha portato a Torino 5 presidi Slow Food, ( Formaggi della campagna romana e Marzolino di Viterbo, le anguille dei laghi della Tuscia e la tellina del litorale laziale), c’è sicuramente la cucina con i piatti della tradizione romanesca . Così lo chef di Frascati, Paolo Cacciani insieme a Otilia Kusmin , sua collega argentina dai forti legami con l’Italia per le origini di genitori e nonni, si esibiranno in un appuntamento di “cucina a quattro mani”. Cacciani preparerà una pasta “cacio e pepe” con Pecorino Romano e Pepe di Rimbas (Presidio Slow food Internazionale sostenuto da Azienda Romana Mercati) macinato al momento mentre Otilia cucinerà le Empanadas con l’aiuto della chef della delegazione di Terra Madre originaria di Quebrada de Humahuaca, antica località Inca e patrimonio dell’Unesco. Matrice comune sono prodotti semplici ma di qualità eccellente. Alla vigilia della chiusura dell’evento di Torino, il presidio slow Food e la Regione Lazio registrano un tutto esaurito per quanto riguarda i laboratori didattici e per gli stand della degustazione presi letteralmente d’assalto.

E Petrini ricorda che il cibo non si butta
Secondo la Fao tutto ciò che produciamo basterebbe a sfamare 12 miliardi di viventi su una popolazione di sette. Il 45% del cibo va sprecato. Carlo Petrini proprio qualche giorno fa alla trasmissione televisiva di Fabio Fazio ha rivelato che per ogni europeo si producono 840 kg di cibo, se ne consumano 560 all’anno e dei 280 che ne rimangono, quasi 200 vengono buttati prima che arrivino nelle nostre case mentre 95 kg pro capite vengono sprecati nelle nostre abitazioni finendo dal frigorifero al cassonetto della spazzatura. Non è accettabile che da una parte del mondo si muoia ancora di fame mentre dall’altra si combatte contro l’obesità. Tutti noi possiamo fare una spesa più accurata e utilizzare il cibo rimasto per fare dei piatti semplici ma di gran gusto. Racconta Petrini che a stessa famosa “ribollita toscana” si fa con il pane raffermo e che il suo piatto della domenica e dei ricordi, cucinato dalla nonna in terra di Langhe, erano “le raviole” che si riempivano con tutti gli avanzi della settimana. Si passavano sotto la mezzaluna, si aggiungevano le spezie ed “Era un mangiare da signori” dice Petrini che ha contribuito a far cambiare il pensiero di molte persone sul cibo, i contadini, la nostra Terra. Forse il successo del Salone del Gusto e di Terra madre anno 2012 è l’impostazione che ne è stata data. La gente va facendo anche notevoli file per entrare, perché è curiosa, vuole essere informata e sa che forse lì potrà trovare dei contenuti per rispondere alla crisi. Petrini è convinto che solo tornando a lavorare la terra si può salvare il mondo. E questa è politica ed economia politica. In fondo, come afferma lui stesso: “Chi semina utopia, raccoglie realtà”. Il cammino è lungo ma si vedono già le orme. E il Carlin, come lo chiamano al suo paese, non è certo da solo.