di Federica Marino
(marino@rai.it)
Che il cavallo non sia solo equitazione o ippica, ormai è chiaro. Che tra le sue nuove prospettive di impiego ci sia il benessere umano, lo è altrettanto. Come mettere a frutto l’enorme potenzialità del cavallo in questa direzione, è un mistero annoso.
Da trent’anni in Italia si teorizza e si pratica la cosiddetta ippoterapia: un’esperienza consolidata e qualitativa, anche se a lungo svolta pionieristicamente e senza evidenza scientifica. Ciò si deve non certo (non solo, non sempre, quasi mai) a dilettantismo, ma molto probabilmente all’oggettiva difficoltà a parametrare con criteri validabili quello che secondo molti è alla base dell’effetto positivo del cavallo sui malati: la relazione. Oggi, mentre la scienza continua a chiedere, come suo diritto-dovere, evidenze e numeri, il mondo della riabilitazione equestre si fa sempre più affollato (anche di dilettanti) sulla scorta della popolarità di una coterapia che solo apparentemente è semplice, ma che invece mette in gioco fattori complessi e dinamiche dal delicato equilibrio e richiede perciò professionalità certe e competenze specifiche.
In questo scenario fluido si è bene inserito il convegno di Fieracavalli 2012 sui Disordini dello spettro autistico e interventi assistiti con gli animali. E già il titolo la dice lunga: siamo a Fieracavalli eppure sembra che parlare di cavalli non basti e allora si aggiungono i cani. Tra riabilitazione equestre e pet therapy – con il cane – il salto non è corto: se in entrambi i casi è centrale la mediazione dell’animale, necessariamente diversa sarà l’interazione con un animale predatore, il cane, da quella con il predato cavallo. Superato questo scoglio, il convegno introduce i disturbi dello spettro autistico per poi esaminarne il trattamento nell’ambito degli interventi assistiti con gli animali: cani, cavalli e “cugini” asini.
Un medico umano, la neuropsichiatra infantile della “Sapienza” Antonella Cerquiglini, descrive segni e tipologie del mondo dell’autismo, e chiede poi attenzione alla persona prima che ai sintomi e rispetto per le famiglie colpite da una patologia ancora misteriosa e spesso severa. Tocca a un collega, il responsabile del Centro Autismo della Ulss Verona 20 Brighenti, introdurre uno studio svolto su quaranta piccoli pazienti impegnati in Attività assisite con il cane, studio che ha visto migliorare le competenze comunicative e di interazione dei ragazzi e diminuire le loro sintomatologie.
Anche quando tocca ai cavalli viene evidenziata la mancanza di studi “evidence based”; poi Francesca Cirulli, biologa e ricercatrice all’Istituto Superiore di Sanità, illustra il progetto Fierobecco, in cui medici e tecnici di riabilitazione equestre lavorano insieme, con la modalità interdisciplinare in cui molte realtà del settore si sono organizzate da tempo. Intervento british per gli asini, con il Donkey Sanctuary di Manchester. Anche qui un approccio di tipo non medicalizzato all’animale, che diventa catalizzatore di interesse per i piccoli autistici e poi punto di partenza per aprirsi . Prende la parola anche il responsabile del benessere degli asini impiegato al Donkey Sanctuary, e parla delle regole che ormai venti anni fa hanno fissato le istituzioni britanniche competenti per gli animali. Sembra una banalità ma non sempre, nel 2012, si rispetta il diritto degli animali alle “cinque libertà”: libertà da fame e sete, dalla sofferenza, dal dolore fisico e dallo stress, insieme con quella di manifestare il proprio essere animale. Ma come può un animale rendersi utile e portare benessere agli umani, se sta male?
Torna la sensazione di fluidità: per la riabilitazione equestre – e forse anche nell’ambito “pet” - tante realtà diverse ed esperienze consolidate, ma ancora poco collegate tra loro. In attesa di ricerche e validazione scientifica, c’è chi si preoccupa di fornire indicazioni etico-tecniche agli operatori del settore. Il Centro di referenza nazionale Interventi assistiti con gli animali, istituito dal ministero della Salute, ha creato un’apposita commissione, che affronta gli aspetti etici, tecnici e scientifici degli interventi con gli animali. Dodici i membri della commissione, a disposizione di chi lavora con gli animali per gli umani. Tra loro anche un filosofo, perché il benessere passa per la scienza, certo, ma non è solo numeri.