Lo spettro dell' “idraulico polacco” sembrava essere scomparso in Francia gia' da alcuni anni, e invece eccolo riapparire oggi in un paese che conta piu' di tre milioni di disoccupati. Riemerge da una nota confidenziale del ministero del Lavoro resa pubblica dal quotidiano Le Parisien: in Francia il numero di lavoratori stranieri sottopagati e' stato moltiplicato per dieci in pochi anni.
Erano 26 mila i lavoratori low cost accolti nel paese nel 2006. Ufficialmente erano 110 mila nel 2010. Ma in realta' sarebbero molti di piu'. Sulla nota si legge che il loro numero si dovrebbe aggirare attualmente tra i 220 mila ed i 330 mila. Nel 2011 sarebbero aumentati ancora del 15%. Arrivano dalla Polonia, dalla Romania, dalla Slovacchia. Ma sempre piu' numerosi sono anche i portoghesi, gli spagnoli e gli italiani che accettano di essere pagati di meno pur di lavorare.
Sembra essere tornati indietro nel tempo. A quando, nell'aprile del 2005, il "plombier polonais" fu maldestramente evocato dall'ex commissario europeo Frits Bolkestein, odiatissimo in Francia per il suo contestato progetto di liberalizzazione dei servizi nel mercato interno. All'epoca la cosa sollevo' le inquietudini della Francia (alle prese con una disoccupazione gia' superiore al 10%): si temeva l'arrivo in massa di una manodopera a prezzi stracciati e ultradisponibile, soprattutto dall'Europa dell'Est. Fu l'anno in cui il fantasma dell'idraulico polacco fini' col decidere anche le sorti dell'Europa, spingendo i francesi a votare no al Referendum sulla Costituzione europea.
"E' un fenomeno noto, molto presente, soprattutto nel settore dell'edilizia e nelle regioni di frontiera, come nel Nord. E' anche un fenomeno illegale", ha precisato il ministro del Lavoro, Michel Sapin, intervistato sulla questione alla televisione pubblica France 2. Mosella, basso Reno, nord e alpi marittime sono i principali dipartimenti francesi ad accogliere questi lavoratori low cost. Tutti si trovano al confine con un paese straniero, Germania, Belgio o Italia. I settori piu' interessati sono l'edilizia e le costruzioni, l'industria e il lavoro interinale, ma anche l'agricoltura, l'alberghiero e la ristorazione. Molti lavoratori stranieri sono assunti da piccole e medie imprese prese alla gola dalla crisi e costrette ad abbassare i costi di produzione. Le Pmi possono contare su operai e manovali disposti ad accettare stipendi al limite della sopravvivenza (anche 500 euro al mese) o di essere pagati in nero.