di Emanuela Gialli
(e.gialli@it)
L'arrivo in Sardegna della delegazione del governo, con i ministri Passera e Barca e il sottosegretario De Vincenti, ha consegnato all'isola un nuovo progetto di sviluppo economico, in particolare per l'area del Sulcis, accolto però con scetticismo da lavoratori e sindacati. Non sono mancati proteste e scontri. A poche ore dalla firma dell'accordo, Televideo ha intervistato il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci.
Presidente Cappellacci, da una parte le proteste dei lavoratori, dall’altra l’Intesa firmata con il governo per un nuovo Piano di sviluppo economico della Regione, soprattutto nell’area del Sulcis. Qual è il bilancio finale?
Considero in modo diverso le proteste rispetto ai contenuti dell’accordo raggiunto con l’Esecutivo. La protesta nasce da un disagio che sul territorio è molto forte. Probabilmente è un disagio in cui alcuni movimenti hanno strumentalmente voluto forzare la mano., perché la violenza non può mai trovare alcuna giustificazione e va condannata senza se e senza ma. Però quello che conta è il Protocollo firmato, che è un ottimo punto di partenza, e non, sottolineo, di arrivo. Il Protocollo infatti delinea un percorso, indica e provvede ad assicurare le risorse necessarie a questo percorso e quindi da questo momento in poi vi deve essere un processo, che deve essere avviato, monitorato e accompagnato in modo che si possa arrivare ai risultati. Però certamente è un fatto molto positivo.
Quanti fondi ha stanziato il governo per questo Piano?
L’accordo prevede 450 milioni. Di questi circa 220 milioni sono fondi regionali, 130 milioni sono fondi a gestione congiunta Stato-Regione e 90 milioni sono fondi nazionali. In quanti anni verranno erogati? Il Protocollo è immediatamente operativo. Gli interventi previsti sono per lo più infrastrutturali, quindi parliamo di opere che hanno tempi tecnici di realizzazione. C’è poi una parte finanziaria destinata alle nuove filiere produttive, cioè a quelle attività che devono dare una prospettiva futura al territorio, che è immediatamente operativa. La prima “call” sarà infatti pubblicata ai primi di gennaio. Stiamo quindi parlando di interventi che nell’arco di sei mesi dovrebbero diventare operativi. Siamo di fronte a una tempistica molto ristretta, con dei meccanismi di trasparenza. Sarà tutto pubblicato sui siti, per dare conto in ogni istante dello stato dell’arte, con una possibilità per tutti, a partire dal primo cittadino, a monitorare l’avanzamento dei lavori.
Quali infrastrutture, in particolare, saranno di pronta realizzazione?
Il Protocollo prevede tre grandi aree di intervento: uno sulle politiche in tutta l’area del Sulcis, l’altro è quello delle infrastrutture e il terzo quello delle nuove filiere di sviluppo. Per quanto riguarda le infrastrutture, gli interventi principali sono sulla mobilità, ad esempio la strada provinciale 26 di collegamento tra l’area industriale del Sulcis e il Cagliaritano, e sulla portualità industriale, per permettere a navi di dimensioni più grandi delle attuali di accedere al porto e quindi realizzare economie di scala a favore delle imprese che operano in questo settore.
I punti di forza di questo Protocollo sembra siano l’agricoltura e il turismo.
Sì, rappresentano le nuove filiere produttive, insieme all’”Energia verde” delle fonti rinnovabili nell’agri-industria. Questo vuol dire che la politica industriale portata avanti finora verrà gradualmente accantonata? No anzi. Le infrastrutture di cui ho parlato prima sono proprio al servizio e a sostegno del sistema industriale.
Ma qual è il destino degli attuali insediamenti, come ad esempio Alcoa?
Intanto, per Euroallumina, che fa parte della stessa filiera dell’alluminio, ci sono importanti novità perché la proprietà ha approvato un protocollo d’intesa che prevede la riapertura e la ripartenza dell’impianto. E questo è un segnale molto positivo, anche per il resto, Alcoa compresa. Per Alcoa c’è purtroppo ancora una riserva da sciogliere, che è quella dei nuovi, potenziali acquirenti, senza i quali non è possibile immaginare nell’immediato una ripartenza dello stabilimento. Comunque, l’impianto è in stand-by, in modo da essere riavviato nel momento in cui dovesse arrivare una nuova proprietà. Su questo fronte, il governo è impegnato nella ricerca di un acquirente e nel sollecitare Alcoa rispetto alle trattative in corso.
E c’è un piano di supporto regionale per I lavoratori di Alcoa?
C’è la cassa integrazione in deroga oltre che un meccanismo di integrazione da parte dell’azienda, che per tutto l’anno prossimo sarà operativo.