Dal piombo tetraetile al benzopirene


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L'eredità chimica dei ‘Sin’

Sono i luoghi in cui urge una bonifica. E rappresentano il 3% del territorio i

C'e' anche Fidenza tra i 57 siti di interesse nazionale (Sin) che preoccupano per la situazione ambientale, compromessa da un pesante inquinamento di origine industriale. Il comune e', con Sassuolo e Scandiano, uno dei tre Sin dell'Emilia Romagna e uno dei pochi censiti dallo "Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da insediamento", in cui sono state avviate procedure di bonifica.

I Sin, che rappresentano il 3% del territorio nazionale, sono infatti luoghi dove e' urgente una bonifica che riporti lo stato dell'ambiente a livelli accettabili, "ma nella maggior parte dei casi non si e' andati oltre al censimento", spiega all'Adnkronos Marino Ruzzenenti, autore insieme con Pier Paolo Poggio, presidente della fondazione di ricerca Micheletti di Brescia, del volume "Il caso italiano: industria, chimica e ambiente". Il volume sara' presentato il 29 novembre proprio a Fidenza, in occasione dell'incontro "Fidenza Sin, il sito inquinato di interesse nazionale".

In particolare, le emergenze ambientali e sanitarie dell'area di Fidenza sono riconducibili all'attivita' industriale della Cip e della Carbochimica, adiacenti poli produttivi nella zona nord della citta': la Compagnia Italiana Petroli, fallita nel 1969, ebbe come principale attivita' la produzione di acido fosforico, fertilizzanti, piombo tetraetile, mentre la Carbochimica, fallita nel 2004, utilizzava per la produzione su scala industriale idrocarburi policiclici aromatici (Ipa).

"Quello di Fidenza - spiega Ruzzenenti - e' un sito in cui hanno operato, in passato, aziende chimiche che hanno lasciato sul territorio una pesante eredita'. Alla Carbochimica si deve la presenza di inquinanti tossici come il benzopirene. Sono in corso interventi idraulici sulla prima falda, molto inquinata, per evitare che l'inquinamento scenda nella seconda falda. La Cip produceva, tra gli altri, il piombo tetraetile, che serviva a rendere piu' efficiente la benzina nei motori a scoppio e che e' stato prodotto in Italia per una quarantina di anni a Fidenza, ma anche a Trento, a Bussi in provincia di Pescara, e ad Aprilia: tutte aree oggi censite come Sin, ad eccezione di Aprilia, dove il caso non e' ancora emerso e la situazione resta sotto traccia".

"Si e' smesso di produrre piombo tetraetile - aggiunge - quando si e' capito che era pericoloso, e anche che non era compatibile con le marmitte catalitiche". Di queste attivita', cessate, resta pero' l'inquinamento, in particolare delle falde e del terreno e nella maggior parte dei casi le bonifiche non sono state avviate.

"Il ritardo nelle bonifiche Italia e' un caso clamoroso: basta pensare che la prima normativa sulla bonifica dei siti industriali inquinati e' del 1999 e che buona parte dei siti sono stati censiti, ma poi si e' fatto ben poco", spiega Ruzzenenti. Per procedere con la bonifica del Paese "servirebbe un piano nazionale per la bonifica dei siti inquinati, piano che richiede un investimento pari a quello che sarebbe necessario per avviare il piano di riassetto idrogeologico di cui si parla in questi giorni. Sono queste le due grandi operazioni da fare in Italia per valorizzare il patrimonio del Paese, che e' la bellezza, e tutelare la salute dei cittadini".