"O lo Stato o i narcos": è lo slogan con cui il presidente messicano, Felipe Calderon, ha dichiarato guerra ai cartelli e inviato 45.000 militari nelle aree di crisi, 7.000 a Ciudad Juarez.
A chi avverte il rischio di una deriva anti-democratica, Calderon ricorda come i narcos abbiano fatto crescere il mercato interno della droga e accusa i passati governi di aver sottovalutato il problema.
Nelle piazze, dopo gli abusi di polizia ed esercito, si sono tenute proteste contro l'intervento dei militari. "I nostri nemici sono i delinquenti, non le forze armate",ribatte il presidente.
L'anno scorso, il governo dello Stato di Chihuahua e quello federale hanno dato vita a un'operazione congiunta, i cui risultati hanno disatteso le premesse, stando alla stampa locale.
In undici mesi, le due polizie sequestravano 92 tonnellate di marijuana, 216 kg di hashish,37 kg di cocaina,8 kg di cristalli di anfetamina, 5,5 kg di eroina e diverse migliaia di armi e munizioni. Le persone tratte in arresto sono state 1.354: appena un quinto di quelle uccise dalla guerra tra narcos.
Nello stesso periodo, a Ciudad Juarez chiudevano 3.000 esercizi commerciali o attività produttive.