La vita di Giangiacomo Feltrinelli è la storia di un intellettuale nato in una delle più ricche famiglie europee che, da un lato, sente l'urgenza di una partecipazione attiva, pagata con la morte, alla rivoluzione che crede imminente; dall'altro di un uomo che ha la ''testa fra le nuvole e i piedi per terra'' e che diventa un editore di successo.
E’ l’uomo che, in tv, chiede la riduzione dell'orario di lavoro anche per dare tempo alle masse operaie di acculturarsi e leggere di più; è lo stesso che quando incontra Castro pretende di spiegargli come si cucina una lasagna; o che si pone il problema di come ridurre o abolire i lavori umilianti o umili una volta sovvertito l'ordine costituito.
Ha fatto uscire libri di grande impatto sulle coscienze (oltre a subire per questo numerosi processi) e pubblicato autori del terzo mondo, letteratura politica e romanzi che hanno fatto scalpore, come quelli di Henry Miller. E’ il 1957 quando pubblica 'Il dottor Zivago’ di Boris Pasternak. La prima volta che vede il testo, è un dattiloscritto in cirillico, portato fuori dall'Urss avvolto in un impermeabile. Intuisce subito di avere tra le mani un capolavoro, come gli avrebbe poi confermato a Milano lo slavista Pietro Zvetermich. Incorre nelle ire dei sovietici e di Togliatti che gli costano l'espulsione dal Pci. E anche i dissensi di alcuni amici che ne contestano la scelta rivoluzionaria. Ed è il 1958 quando pubblica 'Il Gattopardo' di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Libri che hanno segnato la letteratura mondiale.
Nato nel 1926 a Milano, a 18 anni si arruola nel Comitato di Liberazione Nazionale e partecipa attivamente alla lotta antifascista. L’anno dopo aderisce al Partito comunista, che sostiene anche con ingenti contributi finanziari. Nel 1948, nell'Europa devastata dalla guerra, inizia a raccogliere documenti sulla storia del movimento operaio e sulla storia delle idee dall'illuminismo ai giorni nostri, gettando così le basi per la biblioteca di uno dei più importanti istituti di ricerca sulla storia sociale. Nasce così a Milano la Biblioteca Feltrinelli, poi Fondazione.
E’ il 1954 quando decide di fondare la casa editrice Giangiacomo Feltrinelli Editore. Quattro anni dopo, conosce la tedesca Inge Schoenthal, sua futura moglie. Nel 1964 va a Cuba e incontra il leader della rivoluzione Fidel Castro, sostenitore dei principali movimenti di liberazione sudamericani e internazionali, con cui stabilisce una lunga amicizia. Nel 1967 arriva in Bolivia e incontra lo scrittore, giornalista, e intellettuale francese Régis Debray, che nel paese latino vive in clandestinità. Feltrinelli viene arrestato a seguito dell' intervento dei servizi segreti americani. Intanto, Castro gli affida l'opera di Che Guevara, "Diario in Bolivia", che diventerà uno dei principali best-seller della casa milanese.
Nel 1969, nel giorno della strage di Piazza Fontana, apprende che forze dell'ordine in borghese presidiano l'esterno della casa editrice e, immaginando che possano essere costruite prove contro di lui decide di passare alla clandestinità. In una lettera inviata allo staff della casa editrice, all'Istituto e alle librerie e in un'intervista rilasciata alla rivista Compagni spiega la sua decisione, tirando per primo fuori l'idea che dietro le bombe non ci fossero gli anarchici, ma lo Stato. E’ il primo a utilizzare l’espressione "Strategia della tensione".
La sua riflessione politica successiva lo porta a scelte estreme: fonda nel 1970 i GAP, gruppo brigatista che come gli altri ritiene che Togliatti abbia ingannato i partigiani, prima promettendo e lasciando sperare nella Rivoluzione, e poi bloccando la rivoluzione comunista in Italia. Ma non prende le distanze dall'Urss in nome di "una rivoluzione più rivoluzionaria", ritiene anzi che nonostante tutto l'Urss sia l'unica speranza per il successo della rivoluzione nel mondo. Muore il 14 marzo 1972 durante un'azione di sabotaggio, mentre tenta di far saltare un traliccio dell’alta tensione a Segrate (Milano). L'ostilità di un certo mondo della cultura e di parte della società borghese si esprime con un'ultima cruda sentenza: al suo funerale sono assenti. C’è solo l’editore Einaudi, le cui vendite crollano.
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Il 14 marzo nella storia
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