Cominciato a St. Poelte (Austria) il processo a Josef Fritzl, il 73enne che segregò e violentò sua figlia Elisabeth per 24 anni, facendole partorire sette figli nella sua cella sotterranea.
L'imputato si è riconosciuto colpevole di alcuni capi di accusa, stupro, incesto, segregazione, ma ha respinto quelli più gravi: omicidio colposo e riduzione in schiavitù. A seconda della condanna, rischia fra i dieci anni e l'ergastolo. La sentenza è attesa per venerdì o forse già giovedì.
Fritzl, scortato in aula lungo un corridoio collegato col carcere, è sfilato davanti a giornalisti e cameramen nascondendo il volto dentro un raccoglitore di documenti di colore blu. Ha parlato in apertura raccontando la sua infanzia difficile con la madre che lo maltrattava e incapace di affetto: a 12 anni si ribellò e "da quel momento ero per lei satana". I due vissero sotto lo stesso tetto fino alla sua morte nell'80.
Quattro anni dopo comincia il martirio della figlia Elizabeth: a 18 anni il padre la rapisce e la nasconde in una cella bunker di 11 mq senza finestre da lui ricavata sotto la cantina di casa. Qui la ragazza, violentata già il secondo giorno, trascorre nove anni, in parte con diversi figli. Solo dopo Fritzl allarga il bunker a 60 mq, ma sempre senza finestre e areazione e sigillato dietro una porta blindata. In tutto quell'orrore, la vittima era tormentata anche dal terrore che il padre potesse non tornare mai più lasciandola morire assieme ai figli senza che nessuno mai all'esterno sapesse della loro esistenza. Nel corso degli anni, Fritzl aveva scaricato tre figli dell'incesto alla moglie Rosemarie costringendo Elizabeth a scrivere delle lettere in cui pregava che li tirassero su loro. Alla moglie, da cui pure ha avuto sette figli, Fritzl aveva raccontato che la figlia era fuggita con una setta e che dovevano adottare i suoi figli. Tre quindi sono cresciuti in casa con la nonna e tre sotto nella cella con la madre. Uno, nato da un parto gemellare, è morto per problemi respiratori. Il padre si era rifiutato di portarlo in ospedale e bruciò il corpicino in una caldaia di casa. Per questo deve rispondere ora di omicidio colposo.
Alla scoperta di tutto questo si è giunti il 26 aprile scorso dopo che la figlia maggiore dell'incesto, Kerstin (19), è stata ricoverata con strani sintomi in ospedale. Con dovizia di dettagli, la procuratrice Christiane Burkheiser ha descritto il "martirio inimmaginabile" di Elizabeth. Fritzl "andava, la prendeva e se ne riandava", gli stupri, a centinaia, avvenivano davanti agli altri figli. Ha descritto con drammatica freddezza le condizioni disumane dell'abitacolo: 1,74 mt di altezza nel suo punto più alto, un buco per entrarci di 83 cm per cui bisogna inginocchiarsi. Dentro "c'è un'aria putrida", umidità, muffa e marciume: fatevene un'idea, "annusate gli oggetti", ha detto rivolta agli otto giurati, mostrando una scatola di "campioni di odori" presi dal bunker.
L'accusa ha illustrato quindi le circostanze "indescrivibili" in cui la vittima ha dovuto affrontare parti (sette in tutto) da sola nella sua cella: aveva solo un manuale di istruzioni, una coperta non sterilizzata per avvolgere il neonato, una "forbice lurida". Fritzl non ha mostrato segni di pentimento. Accusa, questa, respinta dalla difesa: l'avvocato Rudolf Mayer ha chiesto agli otto giurati di non erigersi a vindici e di vedere e condannare, in Fritzl, non un mostro ma un uomo. Fritzl è accusato di omicidio e rischia l'ergastolo, visto che uno dei bambini morì dopo la nascita e lui si rifiutò di portarlo in ospedale.