DIverso da chi?

di Sandro Calice

DIVERSO DA CHI?
di Umberto Carteni, Italia 2009 (Universal Pictures) Luca Argentero, Claudia Gerini, Filippo Nigro, Antonio Catania, Francesco Pannofino, Giuseppe Cederna, Rinaldo Rocco, Antonio Bazza.

Bisognerebbe invitare qualche cantante di Sanremo a vedere questo film. Capovolgere gli stereotipi è l'intento dichiarato degli autori. E Carteni, alla sua opera prima, sorretto dall'ottima sceneggiatura di Fabio Bonifacci, imbastisce una commedia intelligente sulle idee di normale e diverso, su omosessualità e famiglia, all'interno di una società – e soprattutto di una politica – che è sempre un passo indietro rispetto alla realtà.

Siamo in una città del nord-est (Trieste) alla vigilia delle elezioni amministrative. Piero (Argentero) è un attivista gay che vive da anni con il fidanzato Remo (Nigro). Impegnato in politica, si candida alle primarie del centrosinistra, che per una serie di coincidenze vince. Ma i dirigenti del partito (Catania e Cederna), che l'avevano candidato come “utile idiota”, sono atterriti: non potrà mai farcela contro il sindaco leghista Galeazzo (un divertente Pannofino). E per bilanciare la situazione, decidono di affiancargli Adele (Gerini), detta “la furia centrista”, strenua sostenitrice della famiglia tradizionale, contraria persino al divorzio. La coppia, ovviamente, scoppia. Fin quando Remo suggerisce a Piero la tattica per addolcire Adele. E la situazione precipita: un'irrefrenabile attrazione fisica tra i due stravolgerà le loro convinzioni, i loro pregiudizi, la loro vita. Ed entrambi si scopriranno diversi. Da chi, è da capire.

Bonifacci ha scritto questa sceneggiatura, come si usa dire, in tempi non sospetti, cioè nel 2004. Dice che quando il progetto ha preso corpo e ha dovuto rimetterci le mani, sono state pochissime le cose da cambiare (fulminante una battuta profetica su Obama). Sicuramente, non quelle sulla politica, così macchiettisticamente simile a se stessa e lontana dalla vita reale, anche se non tutta uguale, perchè dove il centrosinistra apre un dibattito, il centrodestra costruisce muri. Non ci sono però tesi nel film di Carteni, piuttosto uno sguardo leggero sulla complessità dei rapporti umani e sulla paura di uscire dagli schemi. Piero, ad esempio, il moderno, l'emancipato, quando si rende conto di essere bisessuale (non invece, trivialmente, un gay “guarito”, intendiamoci!) si dimostra più ipocrita e bacchettone della stessa Adele. C'è, è vero, il suggerimento che la famiglia, in fondo, è l'approdo felice e rassicurante di tutti. Ma qui stiamo parlando di affetti, progetti, amori, figli, del mettersi in discussione per il bene altrui, non di quel modello imperante – con vizi privati e pubbliche virtù – che vogliono convincerci sia l'unico possibile.