Leonard Cohen, nuovo cd e dvd

Dopo una lunga assenza di 15 anni m

Di Maurizio Iorio

E’ stata un’apnea durata 15 anni, un’attesa spasmodica che poteva risultare vana. Chiuso nel suo ritiro zen di Mount Baldy, in California, il vecchio maestro canadese sembrava proprio intenzionato ad appendere la chitarra al chiodo. E invece, a causa anche di un manager commercialista (dicunt) che lo ha ridotto sul lastrico, Leonard Cohen è tornato ad esibirsi dal vivo a distanza di 15 anni dall’ultimo tour, anche quello immortalato su un imperdibile cd. Così, forte di una forma fisica da vecchio montanaro, con il volto scavato da interi sentieri di rughe, inguainato in un elegante completo grigio-fumo, e con l’immancabile Borsalino, Cohen è riapparso in pubblico in un tour mondiale che ha totalizzato 700.000 spettatori, un record per un musicista che ha il proprio futuro dietro le spalle.

Il concerto registrato nel doppio cd e nel dvd è quello di Londra del 7 luglio del 2008. 26 canzoni, quarant’anni di carriera condensate in due ore di pura magia, che fuoriescono da quel Borsalino grigio, che solca l’aria con leggerezza. Per dirigere i musicisti , per enfatizzare i loro virtuosismi, per ringraziare il pubblico, quasi fosse uno strumento, il cui suono è solo lo spostamento d’aria. Il cappello nasconde spesso gli occhi azzurri di questo vecchio saggio, e li scopre solo per rivelare lampi della gioia dell’esserci. C’è tutto questo, nei concerti di Cohen, ed anche qualcosa in più: la voce, innanzitutto, roca come carta vetrata, profonda come il mare, e spavalda come un guappo non ancora punito. E poi la sacralità e la leggerezza, il silenzio ed il suo rumore, le preghiere, i mantra, i piccoli contrappunti, gli intarsi melodici, le atmosfere appese ad un filo.

Ci sono tutte, le perle del suo repertorio, da “The Future” a “Everybody Knows”, da “Bird on a wire” a “Suzanne”, da “I’m Your Man” ad “Hallelujah”. Manca “Joan Of Arc”, ma è un dettaglio. “Live In London” è elegia pura, procede solenne e maestoso con la lentezza di chi è arrivato a conoscere la verità. “Ho trovato la chiave, dopo tanto cercare, nella filosofia e nella religione” – rivela Mr. Cohen. “Sapete qual è la risposta? Eccola qui”. La musica si ferma e il maestro intona “Du dan dan, du du dan dan”, motivetto di chiusura dell’epica “Tower of song”. Questo concerto, non a caso, è un vero e proprio elogio della lentezza.