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28 marzo

Muore Virginia Woolf, nominato il primo cardinale di colore, muore Marc Chagall, il pilota Alex Zanardi torna alle gare dopo l'incidente in cui perde le gambe

Nato in Romania nel 1912, ma vissuto quasi sempre in Francia – è stato, insieme con pochi drammaturghi della sua generazione, un autore veramente europeo perché le sue tematiche si sono nutrite di una cultura universale che non conosce frontiere. I suoi temi preferiti sono stati l'assurdità e la derisione dell'uomo, temi trattati da altri autori teatrali contemporanei come Samuel Beckett. Ha rivoluzionato le regole classiche del teatro, scrivendo 'non storie', opere cioè nelle quali non c'è azione reale, ma viene messa in evidenza l'assurdità della vita quotidiana. Definito, a torto o a ragione, un anarchico di destra, è stato l'uomo del pessimismo, che rifiutava i totalitarismi, e aveva in odio i regimi d'Europa centrorientale, da lui giudicati il massimo dell'orrore. Il suo definitivo trasferimento in Francia, nel 1938, è stato conseguenza proprio della fuga dal nazismo. E’, ancora oggi, il drammaturgo contemporaneo più rappresentato, tradotto in una quarantina di lingue, studiato nei licei del mondo intero. Storia, in breve, di Eugene Ionesco.

La sua vocazione teatrale è nata per caso: come lui stesso ha raccontato, ha avuto le prime ispirazioni ascoltando i discorsi della sua portinaia, frasi a volte spezzate e senza senso, luoghi comuni. Ha esordito come autore, a Bucarest nel '34 con un provocatorio libretto intitolato ''No''. Quelle pagine giovanili raccoglievano ritratti dei poeti rumeni contemporanei con critiche, per ognuno, positive e negative. In quelle esercitazioni logiche c'era già l'espressione dell'impossibilità di trovare un senso nelle cose, l'espressione dell'assurdità dell'esistenza che una ventina di anni dopo sarà riproposta nel testo che resta il suo capolavoro, ''La cantatrice calva'', dialogo quotidiano tra due coppie di coniugi dai ruoli assolutamente intercambiabili. Un manifesto ironico e tragico di una incomunicabilità invincibile, distruzione di strutture linguistiche e sociali ormai prive di significato, critica del mondo borghese che scandalizzò il pubblico e trovò subito alti consensi nella critica e nel mondo intellettuale francese e internazionale.

Nel 1948, Ionesco, di cui ricordiamo anche la commedia ''Amedeo o come sbarazzarsene'', decise di studiare l'inglese per potere leggere in versione originale le poesie di Byron. Per questo acquistò la mitica guida 'Assimil', quella che suggerisce di imparare a memoria frasi di una banalità sconcertante per apprendere i rudimenti di una lingua straniera. Frasi come ''il mio sarto è ricco'' o ''la minestra è calda'', che l'autore ha talvolta ricopiato, creando dialoghi nel contempo banali e assurdi. Anche la sua vita somigliò alle sue opere: a Parigi iniziò a lavorare come fattorino per le edizioni Hachette, contando e imballando libri, prima di diventare famoso.

Alla fine degli anni Settanta, frequentò a Parigi l'ufficio di corrispondenza dell'Ansa, dove andava ogni tanto a consegnare pezzi per 'Il Giornale' di Indro Montanelli. Un vecchietto col cappello, piccolo e timido, dall'aspetto 'boheme', che consegnava due o tre cartelle. Negli ultimi anni, affermò di essere alla ricerca di Dio e di esserlo sempre stato. Apparve a tutti una conversione quel che era semplicemente l'altra faccia di chi parlava del nonsenso della vita.

Nel 1993, per i suoi 80 anni, la Pleiade, la prestigiosa collana libraria francese, una sorta di consacrazione all'immortalità, ha pubblicato le sue opere. Lui, felice della compagnia in cui era venuto a trovarsi, dichiarò che il suo collega preferito era il marchese De Sade, ancora una volta riconoscendosi, come sempre, nella meraviglia dell'atrocità, nell'incongruenza inspiegabile del mondo e dell'essere uomini.

A lui e alla sua opera resta legata la definizione che ne diede il critico inglese Martin Esslin di ''teatro dell'assurdo'', aggettivo poi passato anche ad altre forme di espressione artistica della nostra epoca. Si definisce così il tema dell'attesa di una qualche impossibile epifania, quello del dolore, quello della ricerca di un senso tra presenze inquietanti, incubi personali e collettivi di cui anche le sue ''Sedie'' e il suo ''Rinoceronte'' (1958) restano gli esempi più alti. Muore a Parigi il 28 marzo del 1994.

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Il 28 marzo nella storia

1941: Muore la scrittrice inglese Virginia Woolf 1960: Nominato il primo cardinale di colore nella storia della Chiesa 1985: Muore il pittore bielorusso Marc Chagall 2004: Il pilota Alex Zanardi torna alle gare dopo l'incidente in cui perde le gambe

 

 

 

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