di Carla Toffoletti
Professor Boschi, lo sciame sismico continua e la gente è preoccupata.
La sequenza rientra nella normalità, più scosse ci sono e prima finisce. In termini di energia la scossa di lunedì notte di magnitudo 4.9 sarebbe stata trascurabile se si fosse verificata in contemporanea alla prima scossa del 6 Aprile. La terra continuerà a tremare ancora per mesi.
C’è il timore che si possano attivare altre faglie?
Tutto può succedere. L’Italia è sismica dalla Liguria alla Sicilia orientale appenninica. Un terremoto può verificarsi ovunque.
Ci sono state diverse polemiche sul mancato allarme.
Allarmi così li registriamo da quando funziona la rete sismica. Queste lunghe sequenze, come quella che ha preceduto il terremoto dell’Aquila, ci sono state almeno 5 volte dagli inizi degli anni ’70, ma non hanno prodotto la tragedia del 6 Aprile.
La misurazione del radon può essere un indicatore di un imminente terremoto?
La misurazione del radon, come di tanti altri fenomeni precursori, è, in prospettiva, una possibilità per prevenire i terremoti. Ma allo stato attuale non abbiamo ancora una conoscenza del processo che avviene dentro la crosta terrestre, per interpretare quel fenomeno come precursore del terremoto. Il sistema è inaccessibile all’esperienza diretta. Tutto avviene a 30/40 km di profondita’. Cerchiamo di capire cosa succede mettendo i rilevatori in superficie, ma dobbiamo ancora approfondire. E’ un problema di ricerca fondamentale e non è utilizzabile in termini di protezione civile.
Come dovrebbe essere a suo avviso la ricostruzione, tenendo conto dell’alta sismicità del territorio?
Si può fare di tutto. Il Friuli insegna. Ma se fossi io a decidere costruirei una “New Town”, con quartieri da costruire in tempi rapidissimi e con abitazioni confortevoli. L’inverno e’ alle porte. Qui tra 6 mesi fara’ freddo e urgono sistemazioni rapide e dignitose. Non vorrei assistere a situazioni in cui, la gente dopo 5 o 6 anni vive ancora in container.