Nel Pantheon delle glorie italiane Totò ha un posto unico. La sua figura ha da tempo superato i confini del cinema e del teatro ed è entrata profondamente nel costume, nel lessico corrente, nell'immaginario di tanti spettatori, anche quelli che non erano nemmeno nati quella mattina del 15 aprile 1967, quando il grande attore uscì per sempre di scena.
Figlio illegittimo del principe Giuseppe De Curtis e della giovane Anna Clemente, che solo nel 1921 riusciranno a sposarsi, Totò nasce a Napoli nel 1898. Registrato con il cognome materno, verrà riconosciuto come figlio dal principe soltanto nel 1941 e solo nel 1946, morto il Principe De Curtis, il Tribunale lo autorizza a fregiarsi del titolo di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, Altezza Imperiale, Conte Palatino, Cavaliere del Sacro Romano Impero.
E' la madre a dargli il nomignolo di Totò. Ma è al collegio Cimino, che un suo precettore, tirando di boxe, gli causa quella deviazione del setto nasale che diventerà un tratto caratteristico della sua maschera. La sua carriera comincia a 14 anni, in piccoli teatri di periferia. Scoppia la guerra e va volontario; scampa la prima linea e inventa il celebre motto: 'Siamo uomini o caporali?'.
Nel 1918, torna a recitare a Napoli, con un repertorio di imitazioni. Dal 1922 è a Roma, ha successo con la sua figura di marionetta disarticolata, in bombetta, tight fuori misura, scarpe basse e calze colorate.
Ha già 31 anni quando, al termine di un grande amore burrascoso, si uccide per lui la nota soubrette Liliana Castagnola: il nome col quale battezzerà sua figlia. Totò sposa nel 1932 la diciassettenne Daria Rogliani. Ma il matrimonio viene annullato nel 1940, mentre corre voce di un presunto flirt fra l'attore e Silvana Pampanini. In preda alla gelosia, l'ex moglie finirà per lasciare il comico e sposare un altro uomo, ispirando così la stupenda canzone "Malafemmena".
Dagli anni Trenta è già un divo dell'avanspettacolo, con la sua compagnia, spesso accanto alla Magnani. Dopo la guerra verrà anche il cinema, un torrente di film (anche fino a dieci l'anno!), che fanno cassetta con il suo nome addirittura nel titolo; ma non piacciono alla critica. Più avanti però Totò avrà tutte le soddisfazioni possibili, recitando per registi di rango, come Roberto Rossellini ("La paura"), Vittorio De Sica ("L'oro di Napoli"), Mario Monicelli ("Guardie e ladri"), Pier Paolo Pasolini ("Uccellacci uccellini"). Intanto nel 1952, grazie ad un giornale, conosce Franca Faldini, attrice, poi giornalista, una donna intelligente e materna, con la quale vivrà fino alla morte. Nel '56, dopo una lunga parentesi cinematografica, Totò torna in teatro con la rivista 'A prescindere'. Purtroppo mentre recita a Palermo viene colpito da un male agli occhi: resta quasi cieco, ma indomito continuerà a recitare in teatro e sul set fino alla fine.
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Il 15 aprile nella storia
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