Di Sandro Calice
FAST & FURIOUS – SOLO PARTI ORIGINALI
di Justin Lin, Usa 2009 (Universal Pictures)
Vin Diesel, Paul Walker, Michelle Rodriguez, Jordana Brewster,
Laz Alonso, Gal Gadot, John Ortiz, Sung Kang, Kofi Natei,
Wilmer Calderon, Ron Yuan, Liza Lapira, Shea Whigham,
Tego Calderon, Neil Brown Jr.
Anche qui, come nel film di Clint Eastwood, c'è una Ford Gran Torino
del '72. Ma è tutta un'altra storia. Quarto film della serie, “Fast &
Furious – Solo parti originali” solo nel primo week-end di
programmazione negli Stati Uniti ha incassato 70 milioni di dollari, il
miglior risultato mai ottenuto per un film uscito in aprile. Ma da
quelle parti, si sa, vanno pazzi per il tuning (la pratica di modificare ed elaborare auto e moto), un mondo di trasmissioni tv (Pimp my Ride di Mtv), fiere, pubblicazioni e appassionati che ha il suo seguito anche in Italia.
Sono passati otto anni da quando l'ex galeotto Dominic Toretto (Diesel) è fuggito in Messico. Lo ritroviamo su una spiaggia delle Repubblica Dominicana in compagnia della sua donna Letty (Rodriguez) che fa l'unica cosa che sa fare bene: sfruttare la sua abilità con le auto per vivere di piccoli – ma spettacolari – colpi. Cerca di rifarsi una vita, ma la giustizia lo insegue e quando una persona cara muore tragicamente è costretto a tornare a Los Angeles. Incrocia di nuovo la strada dell'agente dell'Fbi Brian O'Conner e insieme, per motivi diversi, cercheranno di entrare nell'organizzazione di un boss della droga che cerca trasportatori. La prova da superare, ovviamente, è una corsa in auto all'ultimo sangue.
La trama, in film come questi, in fondo è ininfluente. In questo quarto capitolo, forse, c'è meno attenzione (e spiegazione) al tuning e ai dettagli tecnici e più spazio all'azione e al thriller. Nel genere è un buon prodotto che non deluderà gli appassionati. Ma parliamo di un genere che assomiglia molto ai tanti videogiochi di auto e di corse: adrenalina tenuta sempre alta, la canaglia dal cuore tenero, il poliziotto che trasgredisce a fin di bene, percorsi (o quadri, livelli) sempre più difficili fino alla catarsi finale. E come in un videogame, poco spazio alle chiacchiere, una spruzzata di buoni sentimenti e l'avvertimento finale di non imitare le scene del film con la propria utilitaria una volta usciti dal cinema. Per qualcuno servirà.