Di Sandro Calice
FOCACCIA BLUES
di Nico Cirasola, Italia 2009
Dante Marmone, Luca Cirasola, Tiziana Schiavarelli, Renzo Arbore,
Lino Banfi, Michele Placido, Nichi Vendola, Rita Del Piano,
Onofrio Pepe, Eric Jozsef
Ci sono piccoli film che, al di là della loro qualità artistica, sono
destinati a diventare cult di nicchia. Come “Lacapagira” di Piva
(1999) anche “Focaccia Blues” ha questa possibilità (tra l'altro,
Dante Marmone recitava anche nel film di Piva, in entrambe le
locandine c'è un Tre ruote e il dialetto è lo stesso, ma le similitudini
finiscono qui).
“Focaccia Blues” è la storia vera del piccolo panettiere Luca Digesù di Altamura (Bari) che una decina di anni fa fece chiudere a colpi di focaccia il colosso McDonald's che aveva aperto nella cittadina. Il film, tra la finzione e la realtà del racconto dei protagonisti e delle interviste alla “gente comune” racconta questa sfida della qualità locale contro la potenza del gusto globale. Simboleggiata anche dal triangolo amoroso di Dante (Marmone), fruttivendolo custode di antichi sapori, Rosa (Schiavarelli), la bella affascinata dallo straniero, e Manuel (Luca Cirasola), sorta di pistolero moderno a bordo di una Corvette gialla deciso a conquistare il paese. In mezzo, siparietti e camei: come Nichi Vendola proprietario di un cinema d'essai con una felliniana Rita Del Piano cassiera e il proiezionista Michele Placido, o la coppia Banfi e Arbore che sostengono in una sfida culinaria le ragioni di Bari e di Foggia a colpi di funghi cardoncelli e lampascioni.
Il tema della globalizzazione è forse un po' troppo impegnativo per questo film. “Focaccia Blues” è un simpatico e coloratissimo (bella la fotografia di Rocco Marra) collage di scenette e opinioni su quanto è bello il “locale” e quanto è importante difendere la tradizione contro lo strapotere del pensiero unico. Una sfida anche di colori, appunto: quelli di McDonald's e della focaccia in fondo sono gli stessi, il rosso e il giallo. Solo che da un lato vengono in mente non si sa quale carne di non si sa quali animali e un formaggio di plastica, mentre dall'altro esplodono il rosso dei pomodorini nutriti di sole e il giallo dell'olio cresciuto dalla terra. Si sa, poi, che alcuni dialetti hanno una naturale comicità che li rende familiari e irresistibili, anche se non sempre se ne capisce il significato. Ed ecco fatta la simpatia del film. Da guardare senza impegno.