Nato in Inghilterra il 13 agosto del 1899, dopo una severa educazione cattolica e studi tecnici, inizia lavorando nella pubblicità, ma già a 21 anni si avvicina al cinema, occupandosi di didascalie sulle pellicole. Quindi farà lo sceneggiatore e poi l'aiuto regista, firmando il suo primo film,''Il giardino del piacere'', nel 1925. Ne seguiranno altri 63, tutti caratterizzati da trovate sceniche e narrative straordinarie, tanto da averlo decretato come maestro del thriller ancora oggi insuperato.
Le zoomate improvvise sui volti dei protagonisti o le inquadrature in soggettiva di immagini distorte o turbinanti, che oggi sembrano banalità, sono sue invenzioni registiche, così come l'effetto ricavato combinando una carrellata all'indietro con lo zoom, usato in 'La donna che visse due volte' per dare il senso di vertigine. In un'epoca in cui gli effetti speciali non erano all'avanguardia come ai giorni nostri, le sue innovazioni, anche apparentemente banali come la lampadina nascosta nel bicchiere di latte ne 'Il sospetto' per attirare meglio l'attenzione dello spettatore, hanno costituito modelli irraggiungibili nella loro perfezione tecnica e nella resa narrativa del lavoro cinematografico.
Eppure, Alfred Hitchcock ha diviso i critici, che su fronti diversi lo hanno considerato un buon artigiano del genere giallo oppure un maestro del cinema, inventore di forme, artista della macchina da presa. Non gli è mai mancato, invece, l'appoggio del pubblico. Sia agli esordi: dalle pellicole del periodo del muto alle apparizioni televisive scanzonate e ironiche, ai telefilm girati per la Cbs; sia negli anni '50-'60, quelli di maggior splendore e in cui ha prodotto alcuni dei suoi film più noti, da ''Paura in palcoscenico'' a ''Delitto perfetto'', da ''La finestra sul cortile'' a ''L' uomo che sapeva troppo'' e a ''Gli uccelli''.
Il pubblico ha subito accettato di farsi coinvolgere dalle emozioni che sapeva creare ad arte, giocando su sentimenti universali come l'angoscia, il sesso, la paura della morte o la voglia di uccidere. Emozioni che questo britannico trapiantato negli Stati Uniti, ingegnere mancato, gestiva con sottile ''understatement'', creando storie a volte inverosimili, mai banali e usando il cinema a fini morali. ''Il mio scopo - asseriva - è procurare al pubblico shock morali benefici. In una società troppo protettiva, il solo modo per scuotere il nostro torpore e recuperare il nostro equilibrio morale è ricorrere a mezzi artificiali''.
I suoi film, di cui spesso sono protagoniste dive di Hollywood come Grace Kelly, Ingrid Bergman, Kim Novak, registravano incassi impressionanti, e l'intrigo hitchcockiano diventava celebre. Con l'intrigo aggiungeva al semplice intreccio del racconto una componente misteriosa, di turbamento o almeno di segretezza. Le sue trame sono perfettamente calibrate nella loro sintesi di mistero, amore, odio, morte, lotta, azione, inseguimenti. E per lo spettatore il cerchio si stringe inaspettatamente quando scatta il meccanismo dell'identificazione collegata alla suspense. Il suo stile ha influenzato profondamente il cinema mondiale ed echi di film come ''Intrigo internazionale'', ''Psyco'', ''La donna che visse due volte'' si ritrovano nelle opere di registi,da Orson Welles ad Alain Resnais, da Vincente Minnelli a Ingmar Bergman, da Claude Chabrol ad Akira Kurosawa e Roman Polanski.
Una bella rivincita per chi come lui aveva scelto il cinema quando questo era considerato un terreno poco colto o un universo degradato. Ma forse proprio questo gli ha lasciato maggiore libertà di manovra e di invenzione, consentendogli di giocare fino in fondo con le paure, gli incubi terrificanti e i fantasmi dell'immaginario collettivo. Alfred Hitchcock muore a Los Angeles il 29 aprile del 1980.
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Il 29 aprile nella storia
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