Sergio Leone è ricordato come il padre del ''western all'italiana'', un genere di cinema che, pur ispirato agli archetipi americani, è stato accolto con successo in tutto il mondo.
Nato a Roma il 3 gennaio del 1929 era figlio d'arte: il padre Vincenzo fu famoso nel periodo del muto con lo pseudonimo di Roberto Roberti come regista ufficiale di Francesca Bertini e la madre, Bice Valerian, ebbe numerosi momenti di popolarità. Si trovò, quindi, inserito già dalla prima gioventù nel mondo del cinema.
Prima di riuscire a esordire nella regia fece numerosi anni di apprendistato collaborando alla realizzazione di film come soggettista, sceneggiatore e aiuto regista. Il suo primo impegno fu con Vittorio De Sica per ''Ladri di biciclette'' (1946) del quale fu l' assistente. Proseguì, quindi, coadiuvando alcuni maestri del cinema americano nella realizzazione di film storico-mitologici: ''Elena di Troia'' (1955) di Robert Wise, ''Ben Hur'' (1959) di William Wyler e alcuni registi italiani con: ''Nel segno di Roma'' (1958) di Guido Brignone, ''Gli ultimi giorni di Pompei'' (1959) di Mario Bonnard al quale subentrò per completare l' opera, ''Le sette sfide'' (1961) di Primo Zeglio, ''Romolo e Remo'' (1961) di Sergio Corbucci e diresse, nel 1962, la seconda unità del film ''Sodoma e Gomorra'' di Robert Aldrich.
Il suo esordio nella regia avvenne con ''Il colosso di Rodi'' (1964) nel quale dimostrò la sua bravura tecnica. Ma il film che lo impose all'attenzione di tutti per l'improvviso e straordinario successo di pubblico (non di critica) fu ''Per un pugno di dollari'' (1964) che firmò con lo pseudonimo Bob Robertson (che in inglese significa figlio di Roberto Roberti) per evidenti scopi commerciali dato che i produttori volevano americanizzare le loro opere. Quel successo imprevisto convinse, per parecchi anni, molti registi italiani a firmare i loro film con pseudonimi americani per nascondere al pubblico la vera nazionalità del film. Questa tecnica venne adottata anche per il protagonista del film ''Per un pugno di dollari'', Gian Maria Volonté che divenne John Welles (che affiancò Clint Eastwood) ed anche dall'autore delle musiche Ennio Morricone che diventò Dan Savio.
Quando “Per un pugno di dollari'' fu presentato in Giappone, i produttori Giorgio Papi e Arrigo Colombo vennero citati in giudizio con l’accusa che la pellicola fosse l'esatta trasposizione, nel genere western, del film giapponese ''La sfida del samurai'' (1961) di Akira Kurosawa. La vertenza venne composta con una transazione commerciale.
Leone ebbe il merito di rilanciare il genere western, che allora era considerato in decadenza, con un ritmo più svelto e con l'accentuazione di effetti drammatici. Sergio Leone venne quindi definito il capostipite del ''western all'italiana'' anche grazie ai suoi successivi film: ''Per qualche dollaro in più'' (1965), anche questo interpretato da Clint eastwood e Gian Maria Volonté, ''Il buono, il brutto e il cattivo'' (1966), ancora con Clint Eastwood. seguirono ''C’era una volta il West'' (1968) e ''Giù la testa'' (1971) interpretati da noti attori americani (Charles Bronson, Henry Fonda, Rod Steiger e James Coburn).
Gli anni settanta rappresentarono per il regista un periodo di attesa poiché pur continuando la preparazione del film ''C’era una volta in America'', sui gangster e sugli anni del proibizionismo non riuscì a trovare un produttore disposto a realizzarlo a causa del voluminoso budget. Si trasformò, quindi, in produttore offrendo la possibilità a Carlo Verdone di esordire nel cinema con il film ''Un sacco bello''. Produsse quindi anche ''Il mio nome è nessuno'' di Tonino Valeri e ''Un genio, due compari e un pollo'' di Damiano Damiani.
Finalmente nel 1983 - dopo dodici anni - riuscì a girare ''C’era una volta in America'', interpretata da Robert De Niro e James Wood. Il film fu presentato al Festival di Cannes e riscosse il più lungo applauso (venti minuti) nonostante la lunghezza dell' opera (tre ore e mezzo).
Quando morì il 30 aprile 1989 per un attacco di cuore, il regista stava lavorando su un progetto che avrebbe dovuto riguardare l'epico Assedio di Leningrado durante la Seconda guerra mondiale. Il film avrebbe dovuto raccontare oltre che le pagine più drammatiche della guerra in Russia, una storia d'amore tra un giornalista americano e una ragazza russa, in un ideale messaggio di pace fra le due superpotenze. L'URSS di Michail Gorbaciov, in piena Perestrojka, aveva già concesso alla casa di produzione del regista un'autorizzazione di massima per le riprese sul suolo sovietico ma la morte di Leone fece sfumare tutto.
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Il 30 aprile nella storia
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