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7 maggio

La repressione dei Moti milanesi, nasce Gary Cooper, ripescata la perla di Laotze, Messner raggiunge la vetta dell'Everest senza l'ausilio dell'ossigeno

Amata o odiata fino all'estremo delle possibili manifestazioni umane, proposta come esempio rivoluzionario o relegata per il peccato originale di una giovinezza dissennata nella spazzatura della storia, Evita Peron è ciò che si può definire un mito, cresciuto dopo la morte, e rafforzato dall'antinomia peronismo-antiperonismo assai viva in Argentina. E a rafforzarlo contribuisce anche il sogno realizzato della fragile 'Cenerentola' che raggiunge il castello del principe e che, riconoscente, si consacra con devozione e dedizione al servizio della gente più umile.

Maria Eva Duarte nasce il 7 maggio 1919 a Los Toldos, paesotto polveroso della provincia di Buenos Aires, come figlia minore illegittima di Juan Duarte, un fattore sposato, e di una delle sue domestiche, Juana Ibarguren. Queste origini umili, e la sua decisione di trasferirsi da sola a 15 anni a Buenos Aires frequentando il mondo dello spettacolo e personaggi senza scrupoli, facilitano la formazione dell'immagine di una donna di facili costumi, che le verrà sistematicamente rimproverato nella sua breve e tumultuosa vita. ''Molto presto - scrisse nel volume di memorie 'La ragione della mia vita' - abbandonai la casa e il paese. E da allora sono sempre stata libera. Ho voluto vivere per conto mio, ed ho vissuto per conto mio''.

La svolta nella storia della minuta ma battagliera giovane è nell'incontro il 22 gennaio 1944 nel Teatro Luna Park di Buenos Aires con Juan Domingo Peron, durante uno spettacolo in cui l'allora colonnello era accompagnato dalla celebre cantante Libertad Lamarque. Assolutamente priva di istruzione, ma con una grande sensibilità per i fenomeni sociali, 'Evita' riesce a superare lo scetticismo e l'ostilità sia della classe media e borghese argentina, sia dei militari che circondano Peron e che non le risparmiano ogni genere di epiteti: 'Puttana', 'Serpente velenoso', 'Arpia'. Ma il 'caudillo', che è vedovo da qualche anno, trascura questi attriti e la sposa, avvertendo che per realizzare il suo progetto politico necessita di avere accanto una personalità battagliera come quella di Eva. ''Io sono una rondine - disse la giovane sposa - e lui è il condor; grazie al suo insegnamento, so che posso anche volare in un altro modo''.

A partire dal 1946, con Peron ormai presidente, tutta la macchina ufficiale della propaganda cominciò a lavorare per rafforzare la fama della consorte del presidente, utilizzando anche riviste come 'Mundo Peronista'. Ma in realtà ella non ne aveva bisogno, perché il suo contatto permanente con i 'descamisados' (diseredati) o con le 'cabezitas negras' (testoline nere) servì molto di più delle parole. Alla sua morte, nel 1952 milioni di persone sfilarono per contemplare, increduli, il suo corpo imbalsamato. Durante l'esilio del generale, nel 1955, 'Evita' fu la 'santa' canonizzata dalla volontà popolare e nelle case più umili i suoi sostenitori costruirono improvvisati altari dove furono collocate candele mai spente, neppure quando i militari si impossessarono del potere.

Negli anni bui della dittatura di Eduardo Lonardi, e soprattutto di Pedro Aramburu e dell'ammiraglio isac Rojas, i militari distrussero con accanimento tutti i simboli legati alla consorte defunta di Peron con l'inutile speranza di distruggerne il mito: statue, fotografie, documenti, e perfino vasellame distribuito negli ospedali con il 'logo' della 'Fondazione Evita Peron' furono fatti a pezzi. Trasferito all'estero, il cadavere di 'Evita' fu fatto rientrare nel 1974, e il suo ricordo si trasformò per la guerriglia di sinistra dei Montoneros nell'ideale del militante che lotta contro la conservazione. Da lì nacque la frase che forse non fu mai realmente pronunciata: ''Tornerò e sarò milioni''.

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Il 7 maggio nella storia

1898: Violenta repressione dei Moti milanesi 1901: Nasce il divo americano Gary Cooper 1934: Nelle Filippine ripescata la perla di Laotze, oltre 6 kg di peso 1978: Messner raggiunge la vetta dell'Everest senza l'ausilio dell'ossigeno

 

 

 

Pagina realizzata in collaborazione con Rai Teche.