di Sandro Calice
ANGELI E DEMONI
Di Ron Howard, Usa 2008 (Sony Pictures)
Tom Hanks, Ewan McGregor, Ayelet Zurer, Stellan Skarsgård,
Pierfrancesco Favino, Nikolaj Lie Kaas, Armin Mueller-Stahl,
Norbert Weisser, Masasa Moyo, Arlo Hemphill, Marco Fiorini,
Gino Conforti, Curt Lowens, Bob Yerkes, Franklin Amobi.
Benvenuti a Roma, Hollywood Park, Usa. Si, perchè uno degli
aspetti più riusciti di “Angeli e Demoni” è la ricostruzione quasi
perfetta in un'area a 13 km da Hollywood di alcuni dei luoghi e delle
opere più famose della Città eterna, da San Pietro a Piazza Navona (guarda i modelli dei set ricreati dalla produzione e la versione cinematografica). Dopo “Il Codice Da Vinci”, Ron Howard torna a mettere in scena un altro bestseller di Dan Brown. E c'è ancora Tom Hanks nei panni dell'esperto di simbologia e religioni di Harvard, Robert Langdon.
Il Papa è morto. Il collegio dei cardinali è riunito in Conclave per eleggere il nuovo Santo Padre. Nello stesso momento al CERN, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, vicino Ginevra, gli scienziati sono sul punto di ricreare l'antimateria, l'origine dell'universo e della vita. Religione e Scienza, simbolicamente rappresentate da questi due momenti, sono destinate a scontrarsi ancora una volta. Qualcuno, infatti, riesce a rubare uno dei cilindri che contengono l'antimateria. Lo stesso qualcuno che rapisce i quattro candidati principali a essere eletti Papa: minaccia di ucciderne uno ogni ora, fino alla mezzanotte, ora in cui l'intero Vaticano sarà distrutto. La firma è degli Illuminati, una confraternita segreta di menti eccelse dell'arte e della scienza, sterminati dalla Chiesa cento anni prima e, a quanto pare, tornati per vendicarsi. L'unica speranza è che qualcuno riesca a interpretare simboli vecchi di secoli per scoprire il cammino che porta alla salvezza. Robert Langdon è l'unico che può, ma il tempo sembra troppo poco anche per lui.
“Angeli e Demoni” è un buon thriller d'azione, che deve la sua efficacia soprattutto alla struttura narrativa del romanzo, con un ritmo serrato e uno svolgimento quasi in tempo reale (un modello che ha fatto la fortuna, ad esempio, della serie tv “24”) che tengono incollati allo schermo. Howard ha dichiarato di essersi tenuto le mani più libere rispetto all'adattamento de “Il Codice Da Vinci”. L'effetto è un film più hollywoodiano, più istintivo, con più spazio per l'azione pura e a scapito del ragionamento e delle “spiegazioni”. Del resto, sarebbe lezioso – come per il romanzo – discutere delle aderenze alla realtà e della veridicità storica di alcuni passaggi. Non è quello che conta. Anche perchè, come fu per il Codice, anche in questo caso l'effetto positivo è che molti saranno curiosi di sapere qualcosa di più di Galileo, di Bernini o del Vaticano e vorranno sicuramente ripercorrere il cammino segreto al centro del racconto. Uno “spot” per Roma e per la nostra storia che non fa male.