L’acuirsi della crisi dei mercati immobiliari– iniziata negli Stati Uniti– ha determinato forti squilibri nei meccanismi finanziari, con conseguenti difficoltà nell’accesso al credito delle imprese, una riduzione del patrimonio delle famiglie e una crescente incertezza degli operatori. Il deterioramento delle aspettative di reddito delle famiglie ha indotto una contrazione della spesa per consumi. A partire dall’autunno del 2008, tutte le economie avanzate sono entrate in una fase di forte contrazione dell’attività.
• Nel 2008 la crescita mondiale si è indebolita: il Pil a prezzi costanti (calcolato ai tassi di cambio di mercato) è aumentato del 2,1 per cento (dal 3,8 per cento del 2007); a parità di potere d’acquisto il prodotto è cresciuto del 3,2 per cento (a fronte del 5,2 per cento dell’anno precedente). La forte decelerazione dell’attività ha frenato decisamente il commercio internazionale di beni e servizi, cresciuto in volume del 3,3 per cento (dal 7,2 per cento del 2007).
• Le economie avanzate hanno registrato un tasso di crescita dello 0,9 per cento, a fronte del 2,7 per cento dell’anno precedente. La perdita di dinamismo ha riguardato soprattutto l’Unione europea e il Giappone, mentre è stata più graduale per gli Stati Uniti, che avevano sperimentato una brusca frenata già nel 2007. L’espansione è rimasta sostenuta nelle maggiori economie emergenti: +9,0 per cento in Cina, +7,3 in India e +5,6 in Russia.
• Nella prima metà dell’anno si sono verificate ampie fluttuazioni dei prezzi delle materie prime; il prezzo del greggio è salito con un’intensità paragonabile solo a quella dei maggiori shock petroliferi per poi segnare da agosto una caduta ancor più repentina, scendendo in poche settimane da oltre 140 a circa 50 dollari al barile; le quotazioni hanno oscillato intorno a questo livello anche nella prima parte del 2009. Movimenti simili, seppure con variazioni meno ampie, si sono registrati per le materie prime alimentari.
• Negli Stati Uniti la crescita del Pil è stata dell’1,1 per cento (2,0 per cento nel 2007), frenata in primo luogo dalla marcata flessione degli investimenti in costruzioni residenziali e dalla stazionarietà dei consumi, che avevano trainato l’espansione negli anni precedenti. L’andamento congiunturale, moderatamente positivo nella prima parte dell’anno, ha manifestato un’inversione di tendenza a partire dal terzo trimestre, segnando una caduta molto ampia nel quarto (-1,6 per cento in termini congiunturali) e un’altra di dimensioni analoghe nel primo trimestre del 2009.
• Nonostante la caduta della seconda parte dell’anno, nella media del 2008 il Pil nell’Uem è cresciuto dello 0,8 per cento (2,6 per cento nel 2007). Nelle grandi economie dell’area il tasso di variazione del Pil è rimasto positivo mentre l’Italia ha registrato una diminuzione (-1,0 per cento). Di conseguenza, il differenziale negativo di crescita dell’Italia rispetto all’Uem si è ampliato ulteriormente, portandosi a 1,8 punti percentuali.
• In Italia, l’andamento congiunturale del Pil nel corso del 2008 è diventato progressivamente più sfavorevole: alla modesta crescita del primo trimestre (+0,5 per cento) sono seguite diminuzioni dello 0,6 per cento nel secondo, dello 0,8 per cento nel terzo e una brusca caduta nel quarto (-2,1 per cento).
• La dinamica negativa del Pil si è ulteriormente accentuata nel primo trimestre del 2009. Alla flessione dell’attività economica in Italia hanno contribuito tutte le componenti della domanda interna, a eccezione dei consumi collettivi. La spesa per consumi delle famiglie è diminuita dello 0,9 per cento, a seguito della contrazione della capacità d’acquisto delle famiglie (il reddito disponibile nel 2008 è diminuito, in termini reali, dello 0,7 per cento) e dell’atteggiamento delle famiglie che, in una situazione di crescente incertezza sulla situazione economica, hanno aumentato la propensione al risparmio.
• Gli investimenti sono diminuiti in misura marcata (-3,0 per cento) a causa soprattutto della contrazione della componente relativa ai macchinari ed attrezzature. All’opposto, la domanda estera netta ha fornito un apporto positivo dello 0,3 per cento alla dinamica del Pil, per effetto di un calo delle esportazioni di beni e servizi meno marcato di quello delle importazioni.
• Per quanto riguarda l’interscambio di beni, nel 2008 le esportazioni in valore hanno registrato un lievissimo aumento (0,3 per cento) dopo la forte crescita del 2007, le importazioni una marcata decelerazione (+1,1 per cento). Il deficit della bilancia commerciale ha subito un peggioramento passando da 8,6 miliardi di euro nel 2007 a 11,5 nel 2008; al netto dell’energia, il saldo è in attivo di 45 miliardi di euro, in aumento rispetto al 2007 (+36 miliardi).
• Riguardo alla performance dei settori esportatori, solo i comparti dei prodotti petroliferi raffinati e dell’agroalimentare hanno mantenuto una tendenza positiva. All’opposto, alcuni settori tipici del made in Italy hanno segnato nel 2008 pesanti flessioni: -10,1 per cento per i prodotti tessili, -5,2 per cento per gli articoli in pelle, -4,9 per cento per gli altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi e -4,5 per cento per i mobili. Una caduta significativa (-6,1 per cento) è stata registrata anche per gli autoveicoli.
• Il calo dell’attività registrato nel 2008 ha riguardato tutti i principali settori, a eccezione di quello agricolo. La diminuzione più accentuata si è registrata nell’industria in senso stretto (-3,2 per cento), seguono il settore delle costruzioni e quello dei servizi, rispettivamente con -1,2 e -0,3 per cento.
• La produzione industriale nel 2008 ha subito una flessione del 3,3 per cento, decisamente più intensa di quella dell’area euro (pari a -1,8 per cento). La fase di recessione dell’attività industriale è iniziata nel secondo trimestre ed è divenuta progressivamente più intensa nei trimestri successivi (-8,1 per cento nel quarto in termini congiunturali), coinvolgendo tutti i settori di attività. Nel primo trimestre 2009, l’indice destagionalizzato ha registrato una nuova forte caduta (-9,8 per cento).
• Il settore del turismo ha registrato un risultato complessivamente sfavorevole: nella media del 2008 le presenze sono diminuite del 2,8 per cento (-3,8 per cento i clienti stranieri, -2,0 per cento quelli italiani), con un’inversione di tendenza rispetto alla crescita del precedente triennio.
• Le ampie fluttuazioni dell’inflazione nel corso del 2008 sono state determinate principalmente dagli impulsi di origine esterna sui prezzi dei beni nel comparto energetico e in quello alimentare. Dal secondo trimestre del 2008, la crescita dei prezzi al consumo in Italia è stata più intensa rispetto a quella media dei paesi dell’Uem e il differenziale, quasi nullo nel 2007, si è leggermente ampliato.
• Le tensioni sui costi delle materie prime hanno provocato una forte salita dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato interno. L’esaurirsi delle tensioni nei mercati delle materie prime energetiche e alimentari ha poi portato a una rapida discesa (2,8 per cento nel quarto trimestre) protrattasi nel primo trimestre del 2009, quando il tasso di inflazione è risultato pari all’1,5 per cento.
• Secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro, nel 2008 gli occupati sono aumentati dello 0,8 per cento. L’incremento ha interessato esclusivamente le regioni del Nord e del Centro (con variazioni rispettivamente dell’1,2 e dell’1,5 per cento), mentre nel Mezzogiorno l’occupazione è diminuita dello 0,5 per cento. La crescita in media annua è il risultato dell’espansione proseguita sino all’inizio del 2008 e del calo congiunturale registrato in chiusura d’anno.
• All’espansione dell’occupazione corrisponde una crescita marcata della componente straniera. L’incidenza dei lavoratori stranieri sul totale degli occupati è salita dal 6,5 per cento del 2007 al 7,5 del 2008; nel Centro-Nord la quota ha superato il 9 per cento.
• Il tasso di disoccupazione è salito al 6,7 per cento, sette decimi di punto in più rispetto al 2007; il livello è rimasto lievemente al di sotto di quello registrato per l’insieme dell’Unione europea (7,0 per cento in media). L’incremento, diffuso su tutto il territorio nazionale, ha riguardato sia gli uomini sia le donne.
• La dinamica salariale ha registrato nel 2008 una moderata accelerazione, per effetto dei molti e rilevanti rinnovi contrattuali che hanno dato luogo a incrementi retributivi diffusi a tutti i settori. Nel totale dell’economia le retribuzioni lorde per unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (Ula) sono cresciute del 3,3 per cento, a fronte del 2,3 registrato nel 2007.
• In Italia, la pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è diminuita di 0,3 punti percentuali rispetto all'anno precedente, dal 43,1 per cento nel 2007 al 42,8 nel 2008.
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