Nel corso del 2008 la popolazione residente sul territorio italiano ha superato, per la prima volta nella storia, la soglia dei 60 milioni (stime al 1° gennaio 2009). La crescita della popolazione residente, pari a 434 mila unità nel 2008, con un tasso d’incremento del 7,3 per mille, si deve interamente alla popolazione immigrata.
• Nel 2007 il saldo migratorio con l’estero per i cittadini stranieri, pari a circa 495 mila unità, è stato il più alto osservato fino ad oggi in assenza di provvedimenti di regolarizzazione. Il saldo relativo al 2008, valutato in 463 mila unità, si avvicina a quello del 2007.
• Nel corso del 2007 gli ingressi per motivi di lavoro assumono nuovamente un ruolo preminente nel determinare l’aumento della presenza straniera regolare. L’aumento dei permessi per motivi di lavoro, infatti, è più che doppio (150 mila) rispetto a quello dei permessi rilasciati per ricongiungimento familiare (71 mila).
• La novità del 2008 è rappresentata dal sorpasso, in termini di nuovi ingressi, dei cittadini extracomunitari (aumentati nell’anno di circa 274 mila) rispetto ai comunitari (aumentati di 185 mila), per il concorso di due cause: da un lato, il rilascio di un consistente numero di permessi di soggiorno accumulatisi nei periodi precedenti; dall’altro il rallentato ritmo di incremento degli ingressi di neocomunitari.
• Gli stranieri residenti sul territorio nazionale al primo gennaio 2009 sono, secondo le stime, quasi 3 milioni e 900 mila. Di questi, 920 mila sono cittadini dell’Europa centro-orientale, mentre 953 mila provengono da paesi dell’Unione europea di nuova adesione.
• Il maggior numero di stranieri residenti registrato nel 2008 è quello di cittadinanza rumena (780 mila). Tuttavia, sono cresciuti in misura rilevante anche gli europei extracomunitari come gli ucraini, passati da 133 mila nel 2007 a 155 mila nel 2008, con un incremento del 17 per cento e i moldavi, passati da 69 mila a 93 mila, con un incremento del 35 per cento, il più intenso registrato durante l’anno.
• Nel 2008 è cresciuto anche il numero dei residenti di cittadinanza non europea, in particolare quelli dell’India (+19 per cento), del Ghana (+13 per cento) e della Cina (+10,6 per cento).
• Il fenomeno immigrazione assume particolare incidenza in Emilia-Romagna (8,6 per cento del totale dei residenti), Lombardia (8,5 per cento) e Veneto (8,4 per cento). Nell’Italia centrale soltanto l’Umbria (8,6 per cento) fa registrare livelli vicini a quelli delle regioni del Nord.
• Nel 2007 sono stati celebrati oltre 34 mila matrimoni con almeno uno sposo straniero, il 13,8 per cento del totale dei matrimoni registrati in Italia (250 mila). Il numero e l’incidenza di questo tipo di unioni coniugali è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente. Il fenomeno va ascritto alla diminuzione dei matrimoni dei rumeni verificatasi dopo l’ingresso della Romania nell’Ue. I matrimoni con sposa rumena e sposo italiano, infatti, passano dai quasi 4 mila del 2006 ai 2.300 del 2007. Analogamente, i matrimoni con sposo rumeno e sposa italiana scendono da quasi 300 a poco più di 100.
• I minorenni stranieri al 1° gennaio 2008 sono circa 761 mila, pari al 22,2 per cento del totale degli stranieri residenti ed in aumento di circa 94 mila unità rispetto all’anno precedente. L’incremento è determinato per circa i due terzi dalle nascite in Italia da genitori entrambi stranieri, che nel 2007 sono state più di 64 mila, pari all’11,4 per cento del totale dei nati residenti. La parte rimanente è costituita invece dai minori arrivati in Italia per ricongiungimento familiare.
• Nel 2007 la maggior incidenza di nati stranieri, pari al 20 per cento dei nati residenti, si registra in Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia. Al Centro spiccano i valori elevati delle Marche (15,4 per cento) e della Toscana (15,2 per cento). Nel Mezzogiorno, invece, l’incidenza degli stranieri sul totale dei nati è assai più contenuta (intorno al 3 per cento), con l’eccezione dell’Abruzzo (quasi 8 per cento).
• La maggior presenza di studenti stranieri si registra nelle scuole primarie, sia in termini assoluti (218 mila) sia relativi (7,7 ogni 100 iscritti). Nelle scuole secondarie di secondo grado, invece, l’incidenza di alunni stranieri è più contenuta (4,3 ogni 100 iscritti), anche se la loro presenza è più che raddoppiata rispetto al 2003/04, quando rappresentavano soltanto il 2 per cento degli iscritti.
• Gli studenti stranieri che si iscrivono alle scuole secondarie di secondo grado compiono scelte differenti rispetto agli italiani. I ragazzi di cittadinanza non italiana, infatti, preferiscono scuole che rilasciano un diploma orientato all’ingresso nel mondo del lavoro, come gli istituti professionali, cui si iscrive quasi il 41 per cento degli studenti stranieri. Tra i giovani italiani, invece, solo il 19,4 per cento sceglie questo tipo di studi.
• Il percorso scolastico degli alunni stranieri è piuttosto accidentato. Oltre la metà di quelli iscritti a scuole secondarie di primo grado, infatti, presenta ritardi negli studi, contro appena il 6,8 per cento degli alunni italiani.
• Tra gli stranieri il ricorso alle visite specialistiche è molto meno diffuso rispetto agli italiani, in termini sia di volume complessivo di visite (15 visite per 100 stranieri contro 25 visite per 100 italiani) sia di persone che vi fanno ricorso: tra gli uomini stranieri la quota di persone che si sottopone a visita specialistica è quasi la metà di quella degli italiani (5,7 per cento rispetto a 11,5 per cento); tra le donne la quota è pari al 16,4 per cento per le italiane e al 12,3 per cento per le straniere.
• I sistemi locali del lavoro con una netta e specifica vocazione produttiva risultano particolarmente attraenti per gli stranieri, che anche in questo caso sembrano, però, seguire rotte determinate sia dalle particolari specializzazioni, sia dagli effetti di richiamo delle catene migratorie.
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