di Luca Garosi
Lo aveva ingaggiato perché «costava poco» e gli aveva detto di scegliersi e comprarsi i costumi da solo: Clint Eastwood racconta così il suo primo incontro con il regista italiano Sergio Leone.
La parte, ricorda l'attore americano, era quella dell' ''uomo senza nome'' in 'Per un pugno di dollari' ed il poncho ed i sigari erano stati un'idea sua. «Comprai un po' di sigari pensando che ci sarebbero stati bene in un western - racconta Eastwood - ma non avevo idea che fossero così cattivi! Me li portai dietro comunque, li diedi agli assistenti di scena e li tagliammo. Erano lunghi e si chiamavano Virginia. Me ne feci una scorta da tenermi in tasca, diverse lunghezze da abbinare a scene diverse».
Poco dopo, il regista italiano lo contattò per il secondo film, 'Per qualche dollaro in più'. L'attore capì subito che con Leone avrebbe potuto fare qualcosa di veramente speciale, accettò l'ingaggio e nel giro di due anni la cosiddetta 'Trilogia del dollaro' (completata dal film 'Il buono, il brutto, il cattivo') aveva sbancato ai box office americani e trasformato Eastwood in una star. I loro rapporti si interruppero però quando Leone gli chiese di collaborare con lui anche in 'C'era una volta il West': temendo che la popolarità del genere stesse per diminuire, Eastwood rifiutò e Leone la prese molto male. Ad ogni modo, Leone riuscì a ricucire i rapporti proprio pochi mesi prima della sua morte quando, nel 1988, Eastwood si trovava a Roma per promuovere 'Bird', il suo film su Charlie Parker. Il regista lo invitò a un pranzo con Lina Wertmuller. Se mai c'era stato del rancore, racconta Eastwood, Leone aveva deciso di dimenticarlo. «Era come se mi volesse dire addio», ricorda l'attore.
Eastwood nella sua lunga carriera tornerà più volte al genere western: è protagonista di 'Impiccalo più in alto' (regista Ted Post), 'L' uomo dalla cravatta di cuoio' (western contemporaneo firmato da Don Siegel) e ''La ballata della città senza nome' (regista Joshua Logan). Ancora con Don Siegel all'inizio degli anni settanta in 'La notte brava del soldato Jonathan', Eastwood gira subito dopo il suo primo western da regista, 'Lo straniero senza nome', e prosegue nel genere con 'Il texano dagli occhi di ghiaccio' (1976), 'Bronco Billy' (1980), 'Il cavaliere pallido' (1985) e 'Gli spietati' (1992).
Negli anni Settanta veste i panni del “duro” ispettore Callaghan: la 44 Magnum usata in queste pellicole – secondo un sondaggio del 2008 condotto dalla casa di produzione 20th Century Fox - è al secondo posto nella classifica della migliore arma usata nel grande schermo (al primo c’è la spada laser della saga di “Guerre stellari”). Eastwood interpreta il ruolo del detective di San Francisco in cinque film fra il 1971 e il 1988 ma nel 2003, nonostante le insistenze dei produttori, declina l'offerta: «Sono troppo vecchio per interpretare di nuovo questo personaggio - ha detto l'attore - amo i film d'azione ma probabilmente non fanno più per me».
Il vero trionfo del cineasta Eastwood arriva agli Oscar 2005: il suo ‘Million Dollar Baby’ porta a casa quattro statuette importanti, "miglior film", "miglior regia", "migliore attrice protagonista" a Hilary Swank e "miglior attore non protagonista" per l'amico Morgan Freeman.
In 'Gran Torino' a 78 anni torna dietro e davanti la macchina da presa, e mette mano a un ruolo dal sapore antico come quello di Walt Kowalski un razzista troppo corretto, troppo bravo americano per non aprirsi alla fine alla tolleranza. E negli Usa del neo-presidente Barack Obama, il film vola negli incassi e nei favori della critica.
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Il 31 maggio nella storia
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