Amata in occidente, beniamina degli americani, simbolo della democrazia, della modernità, della rivendicazione femminile. In esilio volontario per otto anni, segnata da una lunga battaglia contro accuse di presunta corruzione e dal dubbio di compromessi poco onorevoli con il regime. Uccisa in un attentato alla fine di comizio nei pressi di Islamabad. Storia, in breve, di Benazir Bhutto.
I Bhutto, come i Nehru-Ghandi in India e i Kennedy negli Stati Uniti, sono una delle grandi dinastie politiche del mondo. Il padre Zulfiqar Ali Bhutto fu il primo civile eletto a dirigere un governo del Pakistan. Proprietari terrieri, ricchissimi in un Paese dove ancora oggi il 73 per cento dei 160 milioni di cittadini vive con meno di due dollari al giorno, i hanno una storia tragica, di molte morti precoci. Zulfiqar fu impiccato nel 1979, due anni dopo essere stato imprigionato in un colpo di Stato del suo generale Zia ul Haq. Benazir, nata a Karachi il 21 giugno 1953, aveva 26 anni. Era anche lei in prigione e vi rimase per cinque anni, per lo più in isolamento. Lo vide, con la madre, per mezz'ora, il giorno prima dell'esecuzione non annunciata. Il fratello, Murtaza, che sarebbe dovuto diventare leader del Partito popolare pachistano fondato dal padre, fuggì in Afghanistan dopo la morte di Zulfiqar. Dall'estero guidò una resistenza contro il regime militare e nel 1993 venne eletto deputato in esilio. Tre anni dopo, al ritorno in patria, fu ucciso in circostanze ancora misteriose a Karachi. L'altro fratello, Shahnawaz, venne trovato morto nel suo appartamento in Francia, a Cannes, nel 1985.
Erede politica di Zulfiqar, nel 1988, a 35 anni, bellissima, la divenne la prima donna del mondo musulmano a dirigere un governo, eletta nelle consultazioni dopo la morte del generale Zia. Nel 1990, fu destituita, travolta da accuse di corruzione, più o meno fondate, che posero fine anche al suo secondo mandato, dal 1993 al 1996. In ambedue le occasioni, il ruolo del marito Asif Zardari è molto controverso. Mr. 10 per cento, lo chiamano in Pakistan, in riferimento alle presunte appropriazioni indebite di milioni di dollari dalle casse dello Stato. Dopo dieci anni, nessuna delle 18 incriminazioni contro Zardari hanno trovato conferma in tribunale, ma ha passato almeno 8 anni in carcere.
Nel 1999, dopo essere stata incriminata- ma registrazioni proverebbero che i giudici erano sotto la pressione dell'allora governo di Nawaz Sharif- lasciò il Paese e si rifugiò a Dubai, con i tre figli. Il suo ritorno in patria per prepararsi alle elezioni nazionali del 2008 fu funestato, nell’ottobre del 2007, da un attentato che causò 138 vittime e almeno 600 feriti. Le esplosioni ebbero luogo a Karachi durante un corteo di sostenitori che accoglieva l'entrata dell'ex Primo Ministro nella città, subito dopo il suo arrivo all'aeroporto. Lei, su un camion blindato, rimase illesa. Ma il 27 dicembre dello stesso anno, un nuovo attentato (il sesto) va a segno: viene assassinata da un kamikaze alla fine di un comizio elettorale a Rawalpindi.
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Il 21 giugno nella storia
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