di Sandro Calice
OUTLANDER- L’ULTIMO VICHINGO
di Howard McCain. Usa, Germania 2008 (Eagle Pictures) James Caviezel, Sophia Myles, Jack Huston, Ron Perlman, John Hurt.
Il poema epico Beowulf, anonimo anglosassone dell’VIII secolo, è stato fonte di ispirazione per molti, dalla letteratura al cinema ai videogiochi, da Tolkien al fantasy di Zemeckis a Final Fantasy, per dirne alcuni. “Outlander” è l’ultimo della serie, con la variazione sul tema che i protagonisti sono alieni. McCain, dopo i premi raccolti con i due cortometraggi “Truman” e “Los Pollos” è al suo primo film.
Siamo nel villaggio di Herot, in Norvegia, nel 709 d.C. Il re Halga è morto, ma suo figlio Wulfric è troppo irascibile e poco saggio per raccoglierne l’eredità. Sul trono sale quindi il fratello del defunto re, Rothgar. Mentre gli abitanti del villaggio si interrogano sul loro futuro, un lampo squarcia il cielo. Un’astronave è precipitata in un fiordo e ne esce un alieno con fattezze umanoidi, Kainan. Il suo compagno di viaggio è morto, ma a sua insaputa sull’astronave si nasconde un Moorwen, una creatura selvaggia a primordiale che l’ha seguito attraverso le galassie per vendicarsi di quello che l’esercito di Kainan ha fatto al suo popolo. Kainan ha appena il tempo di capire dove e quando è precipitato, che viene catturato dai guerrieri vichinghi. Dopo una prima ragionevole diffidenza, Kainan conquista la fiducia di Rothgar e cerca di preparare il villaggio alla terribile minaccia del Moorwen: affrontare il gigantesco mostro con le antiche armi dei vichinghi può voler dire la morte di tutti o l’inizio di una leggenda.
McCain prende dunque l’archetipo dela lotta dell’eroe contro il mostro (San Giorgio e il drago) e ne dà una spiegazione aliena: quelle figure leggendarie arrivano dalle stelle, ci hanno ispirato e sono rimasti tra noi. La riflessione finisce qui. Il resto è un fantasy godibile per quello che è, con inevitabili rimandi ad Alien e Predator. Caviezel interpreta bene lo straniero spaesato, e l’apprendimento della storia, della lingua, della cultura e finanche delle tecniche di combattimento dei vichinghi in stile “Matrix” (conoscenze sparate dolorosamente nel cervello da un computer) rende credibile il suo perfetto inserimento nella comunità. Il Moorwen è una buona creazione del bravo Patrick Tatopolous (Indipendence Day, Pitch Black, Underworld, Stargate, Godzilla), un animale bioluminescente a metà tra un toro e un gorilla. E le sue motivazioni sono così “umane” che alla fine di mostruoso gli resta soprattutto l’aspetto. McCain non ha una mano raffinata e il film è costruito quasi come i livelli di un videogioco, ma “Outlander” tutto sommato è una fiaba per adulti che si può guardare in una sera d’estate.