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22 luglio

Viene fondata la società As Roma, nasce Ferruccio Amendola, nasce Nina Moric, Deng Xiaoping torna al potere

di Luca Garosi

Giovanni Guareschi muore a Cervia il 22 luglio 1968, nello stesso giorno - ma nel 2001 – si spegne anche Indro Montanelli.

Un anno prima della morte il giornalista toscano in un convegno incitava con passione i giovani seduti in platea: «Se volete conoscere la storia d'Italia del dopoguerra non andate a cercare libri di storia. Leggete Guareschi». Il vecchio amico e collega vedeva l'inventore dei personaggi di Peppone e Don Camillo come «grande documentarista di quell'Italia».

Dei due si ricorda una celebre “intervista” del 1959 nella quale Montanelli tenta di contattare Guareschi, molti anni dopo – al microfono di Vincenzo Mollica – il fondatore del Giornale e della Voce racconta il suo rapporto con il creatore della rivista ‘Candido’.

Giovanni Guareschi deve la sua notorietà soprattutto alla creazione di due personaggi, il sindaco comunista Peppone e il parroco Don Camillo, che ben rappresentavano il bipolarismo del dopoguerra. Non voleva Fernandel nel ruolo di don Camillo, né tantomeno Gino Cervi in quello di Peppone, che, per contratto, avrebbe dovuto interpretare lui. Ha rischiato che il primo film della celebre saga fosse diretto da un mostro sacro come Frank Capra, affiancato dal divo cattolico per eccellenza Spencer Tracy nelle vesti del parroco della Bassa che parlava al Crocifisso.

“Giovannino” nasce a Fontanelle di Roccabianca (Parma) il primo maggio del 1908, pochi ricordano le altre sue ''imprese'': la creazione della rivista ''Candido'' (passò anche 409 giorni in carcere per diffamazione, per aver pubblicato due lettere attribuite ad Alcide De Gasperi, seguite da una querela), i suoi sbeffeggiamenti verso i comunisti (è sua la definizione di 'trinariciuti', dove la terza narice serviva a far uscire il cervello e far entrare le direttive di partito) o lo slogan di un famosissimo manifesto per le elezioni del '48 che recitava «Nella cabina Dio ti vede, Stalin no».

Indro Montanelli, toscano di nascita ma meneghino per scelta, nasce il 22 aprile 1909 a Fucecchio, un paesino del Valdarno, a metà strada tra Pisa e Firenze. «La mia vita professionale è la mia vita, tout court», disse il giorno del suo ottantesimo compleanno. Ed è stato proprio così. Dopo aver conseguito due lauree, in giurisprudenza e scienze politiche, emigra in Francia, dove frequenta la Sorbona e viene assunto a 'Paris soir'.

Nel 1938, entra al 'Corriere' dove resterà per 40 anni. Finita la guerra, viene reintegrato al 'Corriere' come inviato, ma confinato alla cronaca cinematografica. Ma dopo poco tempo, riprende il mestiere di cacciatore di notizie (e di guai) in giro per il mondo.

Il suo spirito battagliero e cocciuto, Indro lo esprimerà compiutamente fondando, nel 1974 (anno in cui sposa Colette Rosselli, nota come 'Donna Letizia', morta l'8 marzo 1996), il 'Giornale nuovo', poi divenuto il 'Giornale', un pulpito da cui profetizza che dalla contestazione sarebbe nato il terrorismo. E, nel 1977, i terroristi delle brigate rosse gli sparano gambizzandolo.

L'11 gennaio 1994, dopo 20 anni, lascia il suo 'Giornale'. Instancabile, si butta in una nuova avventura, siglando l'accordo per la direzione di un nuovo quotidiano, 'La Voce'.

>>> Montanelli intervista Guareschi (video)

>>> Montanelli ricorda Guareschi (video)



Il 22 luglio nella storia

1927: Viene fondata la società As Roma 1930: Nasce Ferruccio Amendola 1976: Nasce Nina Moric 1977: Deng Xiaoping torna al potere

 

 

 

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