di Luigi Del Giudice
Il 17 novembre 1894 si mette in moto il primo motore diesel. Occorrerano ancora quindici mesi di prove e di modifiche costruttive prima di ottenere un andamento regolare e un rendimento non troppo lontano da quello previsto. Il grande inventore, Rudolf Diesel, infatti, sin dall’inizio si pone il problema di un consumo basso e contenuto. Dopo poco più di due anni, il 20 gennaio 1897 viene provato ufficialmente il tipico motore diesel, che, a tutt’oggi, è rimasto invariato nelle caratteristiche essenziali.
Certo, Diesel non avrebbe mai immaginato che la storia sua e del suo motore si sarebbe intersecata nel tempo con quella di Armand Peugeot e della sua passione per il diesel. Né avrebbe potuto pensare che artefice principale dell’evoluzione di questo motore sarebbe stata l’azienda di quell’Armand Peugeot che, tra i primi, si interessò al nuovo propulsore. Probabilmente, nonostante le sue idee avanzate, Diesel non immagina neanche che il suo diesel, dopo oltre cento anni, sarebbe stato dotato del Fap, il filtro antiparticolato, inventato da PSA (Peugeot-Citroen), che da nove anni segna l’eclatante l’evoluzione del motore a gasolio, quale propulsore rispettoso dell’ambiente con una tecnologia che ha compiuto passi enormi negli ultimi tempi, fino ad arrivare agli evolutissini 2 e 3 litri, leader nelle basse emissioni e nel risparmio di carburante. Il Fap viene montato per la prima volta, nel maggio del 2000, sulla Peugeot 607. Gradualmente, poi, è stato introdotto su tutte le vetture della gamma Peugeot, contribuendo a una notevole riduzione delle emissioni di particolato. Il diesel in Casa Peugeot
Armand, Peugeot, è il 1889, quando, dopo due anni da costruttore di biciclette, decide di occuparsi di automobili e, così, il 6 maggio visita l’”Exposition universelle” a Parigi. Non ha ancora le idee chiare sul tipo di propulsore da utilizzare. Ogni soluzione ha vantaggi e inconvenienti. I produttori mostrano le qualità delle loro invenzioni ma ne tacciono i limiti. Tra le incertezze, Peugeot prova a realizzare un veicolo a vapore, la Tipo 1, un’auto dai limiti troppo evidenti. Pensa, allora, a una soluzione elettrica, ma il peso delle batterie ne condiziona la costruzione e rinuncia. Ancora oggi il problema esiste, anche se è diverso. Ma Peugeot riproporrà nel 1941 la scelta dell’elettrica per spingere le vetture piccole per brevi tragitti. Armand Peugeot, dopo un incontro con Emile Levassor e Gottlieb Daimler, dà il via alla storia industriale dell’automobile e alla diffusione del motore a petrolio, costruendo 4 esemplari di quadri ciclo nel 1891: è la Tipo 2. L’anno dopo, la Tipo 3, una vera auto a 4 posti, costruita in 64 esemplari, di cui avvia la produzione automobilistica. Il petrolio ha vinto e Peugeot ottimizza questa tecnologia, con veicoli sempre più efficienti. Ma, proprio in quegli anni si parla, e molto, di un propulsore ad “olio pesante”, come si diceva allora, realizzato da Rudolf Diesel. Peugeot ne viene attratto e cerca di industrializzarlo. Ci riesce solo nel 1939 su un telaio di una 402. Ma la guerra blocca ogni sviluppo e solo nel 1959 arriva la prima Peugeot diesel: la 403. Seguono. Nel 1968, la 204 familiare: è il piccolo diesel per la famiglia. Nel 1978, Peugeot presenta la prima la 604 D turbo. E’ un eclatante passo nella storia dell’auto. Un successo commerciale e di immagine. La 604 monta il primo turbo diesel della storia. La novità-rivoluzione arriverà sul mercato nel febbraio 1980. E’ proposta su un alto di gamma, con una meccanica di 2.304 cmc. e il turbocompressore Garrett. Con i suoi 80 cavalli di potenza e 157 km/orari, ottiene un buon successo. Un successo che, oggi, viene confermato da tante altre vetture diesel e, in particolare, dalla 908 HDi Fap, vincitrice a Le Mans. Un riconoscimento che esprime bene l’evoluzione tecnologica dell’idea di Diesel. Ma la vera, grande rivoluzione della storia del diesel arriva nel 2000, quando Peugeot presenta la 607, che ha di serie il sistema antinquinamento Fap: un innovativo brevetto di Peugeot che nel corso degli anni arriverà quasi sull’intera gamma. Oggi, che tutti i governi si preoccupano del rispetto dell’ambiente, il Fap si rivela non solo utile ma necessario alla salvaguardia dell’atomosfera.
Cos’è il Fap, il filtro attivo antiparticolato? E come funziona?
Il Fap non è un semplice supporto filtrante, ma è un sistema che impedisce l’emissione del particolato nell’ambiente. La cosa avviene già nel motore durante la fase di combustione. Ecco come funziona. Il computer invia tramite un iniettore un additivo nel serbatoio di carburante. L’additivo è la cerina, contenuta in un piccolo serbatoio, posto vicino a quello del gasolio. L’invio avviene automaticamente quando si fa carburante. La cerina, o ossido di cerio, ha due poteri: abbassa la temperatura del particolato, permettendo così la rigenerazione del filtro, che avviene automaticamente ogni 800/1.000 chilometri, e provoca l’aggregazione delle polveri sottili in macromolecole, che, all’uscita della camera di combustione, vengono intercettate dal supporto filtrante. Il Fap, in pratica, è efficace perché riesce a provocare l’aggregazione delle polveri sottili, indipendentemente dalla loro grandezza in macromolecole prima dell’uscita dalla camera di combustione. Le macromolecole (composte da polveri di diametro fino a 1000 volte più piccole del PM10) vengono, poi, intercettate dal supporto filtrante. La miscela gasolio-cerina avviene automaticamente quando si fa carburante, poiché quest’ultima è contenuta, fin dalla fabbrica, in un apposito serbatoio, da dove viene immessa nella quantità necessaria da un computer. Il miglioramento continuo della qualità della cerina e del supporto filtrante fanno sì che i Fap di nuova generazione non siano soggetti a manutenzione perché si autorigenerano, come detto, per le facoltà della cerina. Fino a 210 mila chilometri. Vale a dire, dura, più o meno la vita di un’automobile.