Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, "deplora con forza" la sentenza contro Suu Kyi e ne chiede il rilascio "immediato e senza condizioni". Convocato il Consiglio di sicurezza. Anche l'Ue deplora la nuova condanna alla leader dell'opposizione birmana: la presidenza di turno svedese prepara nuove restrizioni commerciali e il divieto di ingresso in Europa per i 4 responsabili della sentenza.
La Corte birmana ha giudicato la dissidente Aung San Suu Kyi colpevole di aver violato la legge della sicurezza quando il 30 maggio scorso un americano si introdusse nella sua residenza a sua insaputa.
La sentenza condanna a tre anni di reclusione il premio Nobel per la Pace, ma il leader della giunta militare, il genarale Than Shwe, ha commutato la pena a 18 mesi di arresti domiciliari.
Il premio Nobel per la pace Suu Kyi è stata riportata alla sua abitazione di Yangon, sulla riva del Lago Unye, tra ingenti misure di sicurezza.
Intanto è stato condannato a sette anni di lavori forzati dalla Corte birmana, John Yettaw, l'americano che il 30 maggio aveva raggiunto a nuoto l'abitazione di Aung San Suu Kyi. L'uomo era rimasto nella sua abitazione per due giorni, alla fine dei quali la polizia birmana arrestò anche Suu Kyi, accusandola di aver violato la sicurezza in regime di arresti domiciliari.
La Farnesina, in una nota, "condanna fermanente" la nuova pena inflitta a Aung San Suu Kyi. Se le "fosse impedita la partecipazione al processo elettorale previsto per il 2010, ritengo che ciò costituirebbe una gravissima lesione ai principi della democrazia", afferma il ministro degli Esteri, Frattini. L'Italia, prosegue la nota, "continuerà ogni necessaria azione in tutti i fori multilaterali" perché Suu Kyi "sia rilasciata insieme agli altri prigionieri politici del regime" del Myanmar.
Per Piero Fassino, inviato speciale dell'Ue per il Myanmar, è necessario inasprire le sanzioni e rafforzare la strategia per liberare Suu Kyi.