Duro il commento della Cei alla sentenza del Tar del Lazio che esclude la presenza "a pieno titolo" agli scrutini per gli insegnanti di religione. La sentenza "rischia di alimentare diffidenza e sospetto verso la magistratura, già troppo alti", dice il presidente della commissione Cei per l'educazione cattolica, mons. Coletti. "Pretestuose" le motivazioni, aggiunge, come se "parte del curriculum venisse azzerata per motivi ideologici". "La religione è parte integrante della cultura italiana". Il ricorso? "Non credo tocchi alla Chiesa, ma ai cittadini. Credo che il ministero dovrà fare ricorso".
Il Tar del Lazio ha stabilito che gli insegnanti di religione non possono partecipare "a pieno titolo" agli scrutini e il loro insegnamento non può influire sulla determinazione del credito scolastico. Il Tar ha così accolto i ricorsi presentati da studenti e associazioni laiche e di confessioni non cattoliche contro le ordinanze dell'ex ministro Fioroni per gli esami di Stato del 2007 e 2008. Secondo i giudici, "il collegamento dell'insegnamento della religione con consistenti vantaggi sul piano del profitto scolastico" può considerarsi "una violazione del principio del pluralismo", "dei diritti di libertà religiosa".