Disco verde del Consiglio dei ministri alla riforma dell'università. Il disegno di legge presentato dal ministro Maria Stella Gelmini è stato approvato.
La riforma, precisa una nota del ministero della Pubblica istruzione, "afferma il principio che l'autonomia delle università deve essere coniugata con una forte responsabilità: finanziaria, scientifica, didattica. Le università -si aggiunge- sono autonome, ma risponderanno delle loro azioni". I fondi sono "in base alla qualità".
I punti centrali della riforma
Ecco, in sintesi, i punti centrali del disegno di legge di riforma dell'università, che ha l'obiettivo di privilegiare qualità, meritocrazia, trasparenza.
Codice etico. Ci sarà un codice etico "per evitare incompatibilità, conflitti d'interesse" nelle assunzioni. Alle università "che assumeranno o gestiranno le risorse in maniera non trasparente saranno ridotti i finanziamenti".
Atenei in dissesto. "Commissariamento e tolleranza zero -si stabilisce- per gli atenei in dissesto finanziario". I bilanci "dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza. Debiti e crediti saranno resi più chiari nei bilanci".
Valutazione atenei. I fondi pubblici saranno assegnati alle università "in base alla qualità della ricerca e della didattica". E "fine della distribuzione dei fondi a pioggia". Ci sarà "una valutazione dell'efficienza dei risultati conseguiti".
Impegno docenti. I professori avranno l'obbligo "di certificare la loro presenza a lezione". Per la prima volta è stabilito un riferimento uniforme per l'impegno dei docenti a tempo pieno per il complesso della attività didattiche, di ricerca e di gestione, fissato in 1.500 ore anue. Di queste almeno 350 dovranno essere destinate ad attività d'insegnamento per gli studenti.
Scatti solo a docenti migliori. Gli scatti di stipendio andrano solo ai "professori migliori". In caso di valutazione negativa i professori perderanno lo scatto di stipendio e non si può partecipare come commissari ai concorsi.
Mandato ai rettori. Ci sarà un limite massimo complessivo di 8 anni al mandato dei rettori, inclusi quelli già trascorsi prima della riforma. Ogni università deciderà sul numero di anni di mandato ai rettori. Cda. Distinzioni netta di funzioni tra senato accademico e consiglio di amministrazione. Il Cda non sarà elettivo, ma fortemente competente.
Studenti valuteranno professori. Questa valutazione sarà determinante per l'attribuzione dei fondi alle università.
Riorganizzazione atenei. Ci sarà una riduzione molto forte delle facoltà che potranno essere al massimo 12 per ateneo. Ciò per evitare la moltiplicazione della facoltà inutili o non richieste dal mondo del lavoro. Possibilità per le università di fondersi tra loro o di aggregarsi su base federativa per evitare duplicazioni e costi inutili.
Abilitazioni. L'abilitazione per docenti associati e ordinari è attribuita da una commissione nazionale (composta anche da stranieri) su basi di qualità.
Gelmini: riforma coraggiosa
Maria Stella Gelmini è soddisfatta per il sì del Consiglio dei ministri alla riforma (i fondi, fra l'altro, saranno assegnati in base alla qualità degli atenei).
"E' un disegno di legge coraggioso che vuole affrontare i problemi dell'università", precisa la Gelmini. "E' il frutto di un lavoro di forte collaborazione -spiega il ministro della Pubblica istruzione- con i ministri Tremonti e Meloni". Il governo ha anche approvato il decreto legislativo finalizzato alla conciliazione delle controversie civili e commerciali. Il decreto delegato, nota, introduce "la mediazione civile" per abbreviare l'iter dei processi.
Tremonti: risorse dallo 'scudo'
La riforma dell'università, varata oggi dal Consiglio dei ministri, avrà priorità nell'utilizzo delle risorse derivanti dallo scudo fiscale. Lo ha annunciato il ministro dell'Economia, Tremonti.
Sull'aspetto economico della riforma, nel disegno di legge si "discute solo dell'aspetto della struttura". I finanziamenti, invece, "arriveranno con la Finanziaria e sarà fondamentale -ha detto Tremonti- la priorità data nella destinazione dei fondi del cosiddetto rimpatrio di capitali alla riforma dell'università".