di Carla Toffoletti
Esce domani in Italia "Welcome", il film di Philippe Lioret , duro atto d'accusa nei confronti delle politiche d'immigrazione nei Paesi occidentali. In Italia la Teodora film ha voluto fare una donazione all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, per le attività in Iraq e in Afghanistan, e ha anche esteso l'invito all'agenzia Onu nella presentazione del film. Perché?
"Riteniamo che questo film sia uno straordinario strumento di sensibilizzazione, perché parla di sentimenti e allo stesso tempo fa vedere come sia difficile la condizione di tanti ragazzi, a volte minori, come appunto Bilal il protagonista del film, quando vengono da Peasi lontani come l'Iraq o l'Afghanistan, in cerca solo di sicurezza e di un futuro. Fa capire alla gente, in maniera obbiettiva e diretta, una realtà di cui si ha poca conoscenza. E' un ottimo film perché fa riflettere tutti noi sulla nostra condizione di "fortezza Europa".
Pensa che in Europa ci sia un'emergenza reale sull'immigrazione?
"Ritengo che il fattore migratorio sia sempre esistito. La Storia è piena di grandi movimenti di popolazione. Nell'era della globalizzazione è un fattore quasi intrinseco, fa parte dello sviluppo sociale, e direi che in Italia questo fenomeno è anche in ritardo. Di fronte al fatto che la società sarà sempre più composita, è bene imparare a convivere con questa nuova realtà, senza trincerarsi dietro paure che spesso sono figlie di pregiudizi. Welcome è un film che attraverso i sentimenti ci fa capire quanto avere paura non abbia senso, e quanto, conoscendoci, tutto questo decada e diventi financo ridicolo.
Welcome è diventato in Francia una sorta di bandiera contro le politiche xenofobe di Sarkozy, che hanno introdotto il "reato di solidarietà ", galera fino a 5 anni per chi ospita o aiuta clandestini, e multe salatissime. C'è un rischio di esportazione di queste pratiche in Europa e comunque vede una tendenza alla chiusura?
"La paura è un sentimento serio che non va sottovalutato, ma spesso viene alimentato per scopi elettorali. Ogni governo in Europa gestisce le politiche migratorie in modo diverso. L'Unione Europea non è arrivata a un'unica politica in materia di immigrazione e di asilo. Ad esempio sull'asilo esistono direttive che danno dei parametri sotto i quali i Paesi non dovrebbero andare, ma sono parametri minimi. E' molto rischioso gestire la materia migratoria mettendo al centro le questioni relative alla sicurezza e trascurando il resto. Serve investire nell'integrazione vera e nella conoscenza reciproca. Voi della stampa avete una grande responsabilità nel restituire all'opinine pubblica la complessità del fenomeno. Varrebbe la pena leggere ogni tanto le molteplici storie positive di migranti e rifugiati, quasi sempre oscurate".