Profondamente diversi, ma accomunati da un passato doloroso e da un presente ricco di promesse, Cile e Ucraina eleggono domenica i loro nuovi leader.
La partita si preannuncia apertissima sia a Kiev, dove si tiene il primo turno delle presidenziali, sia a Santiago, dove il ballottaggio potrebbe segnare la prima svolta a destra nella recente storia democratica.
La differenza fondamentale tra i due Paesi è il contesto in cui si vota: dal 1990 tutti i presidenti cileni hanno portato a termine il loro mandato, ma è mancata l'alternanza; l'Ucraina soffre invece di un'endemica instabilità.
Il voto ucraino si svolge in un clima di diffusa sfiducia da parte dell'elet- torato e di continue, pesanti accuse tra i candidati. La maggioranza dei cittadini è convinta che ci saranno brogli, benché il governo abbia predisposto un imponente apparato di controllo interno e internazionale.
Meno conflittuale appare l'appuntamento con le urne in Cile, dove la vera incognita è capire a chi andranno i voti ottenuti al primo turno dall'astro nascente della politica locale.