di Sandro Calice
In attesa che Joe Letteri sveli i segreti di “Avatar” questa sera, al Future Film Festival è partita la competizione per il Platinum Grand Prize. LES LASCARS (I FURBASTRI)
di Emmanuel Klotz, Albert Pereira-Lazaro, Francia 2009
Animazione, voci di Vincent Cassel, Diane Kruger
Tony Merguez e Josè Frelate sono due scapestrati che vivono alla periferia di una metropoli francese. Sognano di andare a santo Rico in vacanza, ma quando si ritrovano senza biglietti e senza soldi cominciano i guai. Tony, più avventato, pensa di fare un guadagno facile vendendo 5 kg di marijuana che ha preso a credito dal terribile Zoran, uno spacciatore psicopatico con istinto omicida. Josè, invece, accetta un lavoro come operaio nella casa del ricco giudice Santiépi, della cui figlia è segretamente innamorato. Le cose ovviamente non vanno per il verso giusto. E tra fidanzate ninfomani, registi di film porno, coppie di amici svitati e un’umanità varia, Tony e José dovranno stare attenti a salvare la pelle. Tratto da una serie tv molto popolare in Francia, il film, con una colonna sonora rap e hip hop e un’ambientazione che ricorda il primo Kassovitz, diverte e strappa applausi. I personaggi sono delineati con cura, nessuno è fuori posto, e Tony Merguez è uno sfigato gaglioffo che non si fa dimenticare. GOEMON
di Kazuaki Kiriya, Giappone 2009
Yosuke Eguchi, Takao Osawa, Ryoko Hirosue, Garagesale Gori, Eiji Okuda.
Nel 1582 il signore della guerra Nobunaga fu tradito dal suo servitore Mitsuhide. Ma il luogotenente di Nobunaga, Hideyoshi, soggiogò Mitsuhide, diventando sovrano del Regno di Giappone. Anni dopo Goemon, il Re dei ladri, trova una scatola che un tempo era appartenuta a Mitsuhide: contiene un segreto che potrebbe sconvolgere il Giappone intero. Sulle sue tracce si lanciano gli uomini di Hideyoshi, il perfido Mitsunari e il suo leggendario ninja Saizo. Ma quale mistero cela il passato di Goemon? Cosa lo lega a Nobunaga? E perché conosce così bene Saizo? Goemon è un personaggio realmente esistito e conosciuto come il Robin Hood giapponese. Kiriya ha scelto questa figura mitica per il suo secondo lungometraggio, dopo il buon esordio col visionario “Casshern”, ispirato all’anime tv “Kyashan”. “Goemon” è un film velocissimo, ipercinetico, che parla il linguaggio dei videogames, con una fotografia e dei colori che seguono situazioni e stati d’animo (dal livido metallico dei palazzi del potere, al giallo polveroso della povera gente, al rosso annerito dei combattimenti, al blu malinconico dei momenti d’amore). Un po’ lungo e sfilacciato in alcuni passaggi, da mitigarne il giudizio finale. PANIQUE AU VILLAGE
Di Stephane Aubier e Vincent Patar, Belgio 2009
Animazione.
Cowboy e Indiano vogliono fare una sorpresa a Cavallo per il suo compleanno. Ma essendo irrimediabilmente maldestri, gli distruggono casa. Cominciano una serie di disavventure che coinvolgeranno il placido villaggio e i suoi abitanti e che porteranno i tre a viaggiare nel centro della Terra, in un deserto ghiacciato, sul fondo del mare. Mentre Cavallo ha un appuntamento con la “ragazza” dei suoi sogni che non riesce mai a rispettare. Tratto dall’omonima serie animata, “Panique au village” è un divertente esempio di stop motion, con protagonisti di plastilina simili ai vecchi soldatini che sembrano sempre in preda a isteria, che si muovono a scatti “come se respirassero anfetamine e gas esilarante”, per dirla con gli autori. Surreale, eccessivo, nevrotico, ci sorprenderà vedere cosa sono capaci di fare quei pupazzetti con cui giocavamo da bambini. Anche se, nella nostra fantasia, l’abbiamo sempre saputo.
Il secondo giorno del FFF propone anche le proiezioni di “Oblivion Island: Haruka and the Magic Mirror” di Shinsuke Sato e di “First Squad: The Moment of Truth” di Yoshiharu Ashino, entrambi in concorso, ma soprattutto il focus dedicato alla motion graphics con un primo approfondimento sull’opera del pioniere di quest’arte, l’autore di titoli di testa Saul Bass. Il designer Kai Chiristmann dedicherà una lezione (Palazzo Re Enzo – Sala Hera ore 15) all’opera di Bass mostrando e commentando più di tenta titoli di testa curati dal maestro nel corso della sua carriera, tra cui quelli de “La donna che visse due volte” di Alfred Hitchcock (1958) e “Anatomia di un omicidio” di Otto Preminger (1959).