I diritti e la condizione delle donne non devono essere svenduti nel nome della riconciliazione tra le fazioni in conflitto. E' questo l'appello lanciato da Arzo Qanih, direttore del Centro di educazione per donne e ragazze dell'Afghanistan, nel suo intervento alla Conferenza di Londra del 28 e 29 gennaio scorso.
Unica afghana a poter intervenire al consulto dei Grandi sul futuro del Paese, Qanih ha espresso la preoccupazione dei diversi gruppi di donne afghane impegnate in campo civile.
"Le donne sono un elemento fondamentale per il successo del processo di pace".
"Qualunque accordo con i talebani in Afghanistan dovrebbe includere un chiaro impegno a rispettare e proteggere i diritti delle donne".
Lo ha affermato il Comitato Onu per l' eliminazione della discriminazione delle donne dopo la Conferenza di Londra sull'Afghanistan, esprimendo profonda preoccupazione per "la mancanza di strategie chiare per tutelare i diritti delle donne afghane".
Gli esperti dell'Onu chiedono alle autorità afghane un riesame delle leggi discriminatorie,con particolare riferimento per quelle della minoranza sciita che consentono lo stupro in famiglia.
La Conferenza di Londra sull'Afghaninistan ha stabilito delle linee guida per il periodo di transizione verso il il passaggio di consegne della gestione della sicurezza del Paese al governo afghano.
Il presidente Karzai si è impegnato nella lotta alla corruzione e si è detto certo di poter convincere i talebani non legati ad al Qaeda a deporre le armi, nel rispetto della Costituzione.
Gli Usa hanno annunciato "un piano di azione per le donne afghane", considerate un "tesoro non sfruttato del Paese". Previste iniziative per valorizzare la presenza femminile e la sicurezza.
Con il progetto "Jamila" Pangea onlus opera in Afghanistan dal 2003 a Kabul a fianco delle donne che hanno la possibilità di lavorare e partecipare attivamente alla ricostruzione del Paese.
In collaborazione con alcune Ong locali Pangea ha attivato un circuito di microcredito fornendo servizi di tipo finanziario e sociale.
Le donne, che vivono situazioni di marginalità economica, seguono un percorso formativo, con corsi di alfabetizzazione, diritti umani e igiene,ricevendo poi un microcredito da restituire in un anno che consente di sfruttare abilità lavorative o idee di micro-impresa.
I risultati del progetto sono evidenti nella vita di tutti i giorni: le donne diventano esempio e orgoglio per l'in- tera famiglia al cui interno diminuisce la violenza. Si possono pagare le medicine e i figli vengono mandati a scuola.
Dal 2007 Pangea ha lasciato la gestione diretta del progetto alle donne afghane e alle loro associazioni che sono state addestrate "sul campo" per anni.
In base alla statistica Ocse, nel 2007 l'Afghanistan ha ricevuto aiuti pubblici allo sviluppo per 3.951 milioni di dollari.