Allarme alcol tra i giovani

In Italia, la prima 'bevuta' a 12 anni baby_alcolisti_lead_296

Resta alto in Italia l'allarme alcol, sebbene la situazione nel nostro Paese sia meno grave che nel resto d'Europa. Il quadro tracciato nella relazione al Parlamento sugli interventi realizzati tra il 2007 e il 2008 dal ministero della Salute e dalle Regioni in materia di alcol e sui problemi ad esso correlati non tranquillizza.

Il caso più preoccupante è quello dei giovanissimi: l'età media del primo bicchiere è di 12 anni, e fa degli italiani i più giovani bevitori d'Europa (la cui media è di 14 anni). Per il ministero della Salute "la bassa età del primo contatto con le bevande alcoliche è l'aspetto di maggiore debolezza del nostro Paese nel confronto con l'Europa". Nel 2008 il 17,6% dei giovani tra gli 11 e i 15 anni ha consumato bevande alcoliche (in un'età al di sotto di quella legale e in cui il consumo dovrebbe essere assente), mentre tra i 18 e i 24 anni la percentuale diventa del 70,7%, superando la media nazionale.

Tra i fenomeni, viene segnalato, soprattutto nella popolazione maschile di 18-24 anni (22,1%) e di 25-44 (16,9%), il binge-drinking, un comportamento mutuato dai Paesi del Nord Europa che consiste nell'assunzione compulsiva di alcol in un lasso di tempo ristretto: nel corso dell'anno ha ammesso di avervi preso parte il 13,2% dei maschi e il 4,4% delle femmine tra gli 11 e i 24 anni, ma il fenomeno si sta diffondendo anche tra gli adulti. Ai rischi per la salute si uniscono poi quelli legati agli incidenti stradali causati dalla guida in stato di ebbrezza. Nel 2007, il più alto numero di morti e feriti tra i conducenti è stato registrato tra i 25 e i 34 anni.

Anche tra gli anziani i rischi sono alti. Il 48,1% dei maschi e il 13,1% delle femmine oltre i 65 anni consuma alcolici, in particolare vino, senza attenersi alle linee guida proposte dagli organi di tutela della salute.

Secondo il Codacons, i dati sul consumo di alcol tra i giovani "impongono provvedimenti immediati da parte delle istituzioni". Per il presidente dell'associazione, Carlo Rienzi, "la prima misura da attuare è l'innalzamento da 16 a 18 anni dell'età minima per la vendita di alcolici, associata a controlli serrati su tutto il territorio e sanzioni severe contro i trasgressori". "È indispensabile poi - prosegue Rienzi - un giro di vite contro le cosiddette bevande 'alcopop', dirette a colpire proprio i più giovani e a creare assuefazione. Infine chiediamo di vietare anche in Italia la pubblicità dei prodotti alcolici, così come avviene in altri Paesi".

All'appello del Codacons per l'innalzamento dell'età minima e per il divieto per le pubblicità si aggiunge il Moige. Il presidente del Movimento dei genitori, Maria Rita Munizzi, sottolinea quanto sia importante "la necessità di maggiori controlli, soprattutto in luoghi come le 'babydisco', posti in cui il divieto di somministrazione di alcolici, e non solo, non viene rispettato, e bambini e ragazzi spesso ben al di sotto dei 16 anni assumono alcolici".

Sugli incidenti causati dalla guida in stato di ebbrezza interviene anche BastaUnAttimo, la campagna nazionale per la sicurezza promossa da AssoGiovani e Forum Nazionale dei Giovani: "Sono dati veramente preoccupanti quelli diffusi con la relazione al Parlamento fatta dal ministero della Salute - dice il portavoce, Carmelo Lentino - ma per arrivare a un intervento che possa veramente servire, oltre alla legislazione abbiamo bisogno di collaborazione da parte di locali da ballo, bar e tutti quei posti dove si somministra l'alcol. Le logiche economiche non possono valere più della vita delle persone".

Per la Coldiretti, invece, è importante combattere l'abuso con l'educazione al consumo responsabile. L'impegno di Coldiretti è in linea col progetto comunitario "Wine in moderation" che ha l'obiettivo di diffondere la cultura del bere senza esagerazioni e in contrapposizione "alla diffusione di cocktail, superalcolici e 'alcolpops', bibite che contengono spesso vodka e rum mascherate da innocui analcolici 'ready to drink' che si presentano con una immagine accattivante di divertimento e socializzazione che favoriscono gli eccessi e il bere fino a ubriacarsi". Anche la Federvini sottolinea "la necessità di agire, soprattutto nei confronti dei giovani, nella promozione di stili di consumo mediterranei, e cioè moderati, conviviali e ai pasti, tipici della nostra cultura secolare e garanzia di responsabilità e misura", un modello educativo "basato più sull'importanza del buon bere che sulle logiche del proibizionismo, che deve però partire dalle famiglie e dalle scuole".