di Germana Lang
Intervista a Orsola Balducci, imprenditrice agricola di Pomezia, un centro alle porte di Roma, dove dirige anche un laboratorio di analisi e consulenze per l’agricoltura e l’ambiente.
E’ molto tempo che dirige la sua azienda?
Dal 2000. Sono subentrata a mio fratello, agronomo, prematuramente scomparso. Avendo sempre respirato questa aria, non mi è stato difficile occuparmi di questa attività. Poi la passione ha fatto il resto e con il tempo ho adattato l’attività esistente a quelle che sono le mie esigenze, le mie aspirazioni.
Che cosa produce?
In questo momento ho una produzione cerealicola estensiva. Inoltre sto facendo in alcune zone riservate prove sperimentali di erbe officinali per la farmacopea, che poi porto a compimento nel laboratorio che possiedo dove facciamo analisi chimiche, agricole, ambientali. L’azienda agricola è tradizione di famiglia, il laboratorio invece è nato nel 1986 per volontà di mio fratello, interessato alle sperimentazioni anche in agricoltura.
Che ne pensa del via libera alla coltivazione della patata transgenica?
Non è semplice dare un proprio giudizio. Sembra che sia resistente agli antibiotici, ma io di questo non ne so abbastanza. So però che gli scienziati da molto tempo si occupano degli studi di prodotti transgenici. Se ben organizzati e presi con le dovute cautele potrebbero avere dei risvolti interessanti per consent ire al mondo intero di mangiare, per permettere di avere a tutti le stesse opportunità, quantomeno alimentari, fermo restando che ogni Paese, e soprattutto l’Italia che è poco competitiva rispetto ad altri di più grandi estensioni, ma ntenga le sue tradizioni. L’Italia deve conservare le sue caratteristiche di tradizione per mantenere il marchio di pasta. Ma è sbagliato porre divieti. Per gli ogm sono convinta che siano necessari regole, controlli e disciplina e su questo aspetto non bisogna mai abbassare la guardia. Ma vanno studiati, monitorati da alte personalità del settore, senza avere simpatie per quell’industria o per quel "mangimificio"
Torniamo più specificatamente al suo lavoro. Quanti dipendenti ha?
Nell’azienda agricola lavorano 3 persone, nel laboratorio 15. Poi abbiamo consulenti esterni, professionisti, circa 100 persone. Spesso prendiamo stagisti. Puntiamo sull’innovazione e poniamo molta attenzione ai giovani: consentono maggiore dinamismo, sono trascinanti. Io metto l’esperienza, loro contagiano tutto con il loro dinamismo. E inoltre ritengo giusto dare ai giovani l’opportunità di fare esperienze in questi laboratori. Sarà utile per il loro lavoro.
In questo settore trova più interessate le donne o gli uomini?
Nel laboratorio è più facile trovare donne, sono più portate per questo genere di lavoro, sono più precise, più attente.
Quanto la impegna il suo lavoro? Riesce a coniugarlo con i suoi impegni familiari?
Mi impegna moltissimo. Ho due bambini, è molto faticoso. Con loro ho fatto un tacito accordo, durante la settimana sono quasi sempre fuori, ma nei fine settimana mi dedico interamente a loro. Del resto credo sia molto bello anche per loro avere una mamma soddisfatta piuttosto che annoiata.
Mi indica almeno due caratteristiche per lavorare oggi nell'agricoltura?
Non aver paura di rischiare e non avere paura di mettersi in discussione. E questi sono aspetti che noi donne abbiamo. Noi siamo più propense al cambiamento.
Che cosa occorre, quali strumenti sono necessari per favorire l'occupazione femminile nel settore?
L’assessorato regionale ha lavorato molto per dare consapevolezza alle donne del le proprie potenzialità nel settore agricolo. Io vengo da una famiglia in cui le donne hanno sempre lavorato e non credo ci siano differenze tra uomini e donne per chi fa impresa. Il problema è un altro: siamo malgovernati. C’è troppa burocrazia, difficoltà di accesso ai fondi . Così mentre molte aziende che avrebber o potuto salvarsi falliscono, i fondi troppo spesso vengono restituiti alla comunità europea oppure utilizzati in altri modi. E questo mi indigna profondamente, mi offende.
Nella gestione di aziende agricole. c'è differenza se il titolare è donna?
No, non credo. E’ però vero che le aziende dove trova più creatività e innovazione sono guidate da donne. E lì vedrà che c’è anche un margine maggiore di guadagno.
Qual è il suo atteggiamento nei confronti di problematiche familiari delle donne che lavorano con lei?
Di rispetto. Se una persona ha problemi perché magari il figlio sta male non sto a guardare l’orario, ma è pur vero che sono fortunata perché quelle che lavor ano con me poi recuperano. Insomma la cosa importante è che ci sia la consapevo lezza che occorre lavorare, impegnarsi per mantenere viva la propria attività e il proprio stipendio.