Atlante delle crisi


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Darfur, la pace solo sulla carta

Domenica al Cairo la Conferenza dei donatori jem_darfur_296

Due miliardi di dollari per la ricostruzione e per favorire lo sviluppo economico e migliorare le condizioni di vita dei cittadini in un Darfur finalmente pacificato.

E' questo l'obiettivo dichiarato dall' Organizzazione della Conferenza Islamica (Oci), che domenica 21 al Cairo ha dato appuntamento a Paesi donatori, Ong e istituzioni finanziarie.

La somma richiesta, erogata sotto forma di donazioni o prestiti, corrisponde a quanto serve per condurre in porto la globalità dei progetti nei campi agricoltura, sanità, istruzione e risorse idriche.

I progetti all'ordine del giorno della Conferenza del Cairo prevedono la costruzione di due impianti per la lavorazione del cemento, 520 km di strade e 120 villaggi per milioni di profughi.

Cinque anni fa, dopo l'accordo che mise fine alla ventennale guerra tra Nord e Sud Sudan, i Paesi donatori stanziarono 4 miliardi di dollari per ricostruire le zone del conflitto.

Il governo di Khartum decise tuttavia di non spendere tutti i fondi per la ricostruzione di quelle aree, ma destinarli in gran parte alla crisi umanitaria nel Darfur, dove la guerra continuava.

All'appuntamento cairota si arriva in un clima di precarietà e incertezza.

L'accordo con i ribelli del Jem
"La guerra nel Darfur è finita", ha annunciato il primo marzo alla tv il presidente Bashir, dopo aver siglato un accordo di pace con il confinante Ciad e una tregua con il Jem, ritenuto il maggior gruppo di ribelli. In realtà, permangono molti dubbi sulla tenuta delle intese, peraltro non sottoscritte da altre milizie.

Su tutto, i sospetti sollevati dalla concomitanza tra l'accelerazione impressa ai negoziati di pace e le elezioni presidenziali, politiche e regionali, fissate per l'11 aprile.

Il cessate il fuoco, raggiunto il 23 febbraio in Qatar tra Khartum e il Jem, prevedeva un accordo globale entro il 15 marzo.

Alla scadenza, erano stati rilasciati una cinquantina di prigionieri per par- te, ma restavano irrisolti i nodi cen- trali:disarmo,inserimento dei miliziani nell'esercito, condivisione del potere e ritorno di milioni di profughi.

I colloqui diretti dovevano iniziare il 10 marzo, ma davanti allo stallo il Jem ha chiesto il rinvio delle elezioni. La richiesta è stata bocciata da tutti i partiti, che nel voto vedono il primo momento di pluralismo in vent'anni.

Il 18 marzo, una tregua di 3 mesi è stata firmata anche con l'Ljm, gruppo attivo al confine con il Ciad.